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Urban Anno 10 Numero 92 ottobre 2010



Casa & Bottega

Ciro Cacciola

Una città, un museo, un progetto, NY, PS1, Studio Visit. Ovvero uno spaccato su come e dove abitano gli artisti della Grande Mela.





Sommario Urban 92

7 editoriale

9 icon

11 interurbana
al telefono con Camilla De Concini

13 portfolio
Schnabel & friends

19 Cult
di Federico Poletti

22 native queen
foto Alvaro Beamud Cortés
styling Ivan Bontchev 

33 body
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

34 casa & bottega
di Ciro Cacciola

40 details
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

42 shannyn sossamon
di Roberto Croci

44 musica
di Paolo Madeddu

46 jun e l’arte della corsa
di Federico Poletti
foto Gianni Troilo / Jamie Morgan

51 design
di Olivia Porta

52 london calling
di Paolo Madeddu
foto Mattia Zoppellaro

59 wall decor
di Maurizio Marsico
foto Adam Wallacavage

62 scacco matto
di Maurizio Marsico
foto Anton Corbijn

65 nightlife
di Lorenzo Tiezzi

67 Fuori

74 ultima fe
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Nicholas Knight
studio interior

Nicholas Knight
studio exterior

Oggi ho fatto un salto a casa di Nicholas. Nicholas Knight.
Vive nell’area di New York dal 1988 ma viene da un posticino sperduto dell’Indiana, che neanche si ricorda più. La sua casa è completamente ricoperta da enormi rampicanti (riesce appena ad aprire porta e finestre) così non soffre di saudade (la mania del portoghese è forte anche around Manhattan) per tutto il verde che aveva quando stava coi suoi. La sua casa, a Long Island, bel posto, è il suo studio, perché Nick è un artista, giovane ma con un sacco di personali e cataloghi e robe importanti alle spalle. Fotografa, dipinge, realizza piccole sculture. Lavorare per lui è come fare wrestling avendo come avversaria tutta l’ambiguità che è possibile sperimentare nel mondo oggi. Non è stata una confidenza. Lo dichiara apertamente. Sono rimasto nell’ordine quasi geometrico di casa Knight – i lavori tutti incorniciati e messi al muro, il grande tavolo da lavoro, il salotto, le luci troppo artificiali tutto nello stesso open space – giusto il tempo di un tè: mi restavano altre 1259 case da (poter) visitare. Tutte quelle, in pratica, che fanno capo ad altrettanti giovani artisti e che sono in bellissima mostra sul web grazie a P.S.1, una delle più solide e consolidate organizzazioni USA esclusivamente devote all’arte contemporanea, peraltro agganciata al mitico MoMA.
Fondata nel 1976 dalla signora Alanna Heiss, figura trainante in quegli anni nella diffusione delle culture alternative (oggi è a capo di AIR, web radio sui temi dell’arte in diretta dalla Clocktower Gallery a Manhattan), P.S.1 ha avuto tra le sue finalità e priorità quella di trasformare edifici e strutture abbandonate o sottoutilizzate nell’area metropolitana di NY in studi d’artista o spazi espositivi. Da qui era forse quasi naturale arrivare, nella primavera di quest’anno, al lancio di Studio Visit, una nuova appendice web che invita i talenti emergenti a esibire virtualmente i loro studi e i loro lavori e consente agli internauti di entrare nelle case e nella creatività di tanti artisti emergenti. Ciascun profilo presenta anzitutto un’immagine dello stabile in cui si trova lo studio, con indicazione dell’indirizzo ma anche della esatta posizione globale (longitudine e latitudine di casa vostra: ce l’avete a portata di mouse?), perché lo “spettatore” possa avere un’idea dell’aria che tira intorno allo studio… Segue poi un testo di presentazione della propria visione, o filosofia, anche di vita, quindi una biografia più o meno ufficiale, infine immagini (non più di cinque) e/o video (non più di due) dei lavori per dare un’idea quanto più esplicita possibile di quel che si è fatto, e si fa, in quella casa d’artista. Compilare il modulo di accesso è piuttosto semplice. La pubblicazione, dopo il caricamento dei materiali, è affidata a una commissione ad hoc, che però non fa troppo “la difficile”. Anche perché, a giudicare dai 1259 profili presenti su Studio Visit, sembra tutta roba buona, o comunque interessante!
“Abbiamo sempre cercato di essere internazionali e locali, molto attenti alla scena newyorchese. Con questo nuovo progetto facciamo ricerca ma creiamo anche un importante data base per tutti coloro che vi sono presenti e per i visitatori” dice soddisfatto l’attuale direttore di P.S.1, Klaus Biesenbach.

I file caricati danno l’idea della grande vivacità artistica che comunque continua a fare di New York una città unica al mondo. Uomini e donne dalle formazioni più diverse, dalle provenienze geografiche quasi sempre contorte. Poca banalità, evviva. Gli interni fotografati in still life danno, nella maggior parte dei casi, l’idea che si tratti di case molto vissute, stratificate, piene di vita. E spesso è forte il contrasto tra l’esterno del building e l’interno creato dall’artista. Abitare è un po’ arte di per sé, una categoria dell’essere che a volte è permanente, altre volte può rappresentare un work-in-progress, un momento transitorio, un passaggio. Home sweet home o temporary house che siano, la cosa fantastica, oltre alla concreta possibilità di avere a disposizione una serie di trovate molto originali per mettere su casa, è vedere proprio “fisicamente” in che rapporto ciascun artista è con le sue produzioni: materiali non sempre facili da tenere in casa, opere non sempre leggere, per dimensioni o per contenuto, da contestualizzare durante una festa di compleanno, metti, o nel corso di una cenetta a due.
La casa di Tamara Kostianovsky, per esempio, è una vera e propria macelleria di tessuti: l’artista, nata a Gerusalemme e cresciuta a Buenos Aires, cannibalizza i suoi vecchi abiti (da piccola odiava il cambio di stagione?) e li trasforma in cosciotti di maiale, quarti di manzo oppure, con l’aiuto di altri materiali, in gigantesche sezioni di pesce squartato “per far sì che chi guarda possa confrontarsi con la reale e grottesca violenza della natura, e con i brutali bisogni del nostro corpo”. Ma, di kappa in kappa, arriviamo anche a qualcosa di più cool.
Lo studio di Jeremy Kost è nel Village e, anche se la foto degli interni non dice granché, sembra proprio uno di quei posti, come si dice?, “giusti”. Kost è il nuovo Warhol, nowadays. Se ne va in giro con la sua Polaroid proprio come faceva il mitico Andy a suo tempo. E fotografa celebrity, club kid, transgender e bei ragazzi. Benvoluto da Paris Hilton e Lindsay Lohan, i suoi lavori constano dell’insieme di decine e decine di polaroid. Ma dove troverà i rullini?! A dirla tutta c’è anche chi, come il prestante Shaun El C. Leonardo, non rivela più di tanto del suo privato: oltre a un primo piano dei suoi bicipiti in opera, Shaun affida tutta la sua comunicazione alla forza dei suoi lavori, centrati sulla rielaborazione dei comic americani fino ad arrivare alla costruzione di live performance ispirate ai ridicoli personaggi del wrestling (ancora!) televisivo.
Lasciando al lettore la sorpresa di sbirciare in tutte le altre case di Studio Visit scelte dalla redazione e non, facciamo un ultimo stop in quella di Noah Lyon. I suoi lavori sono bellissimi. Ma la sua casa? Assolutamente meravigliosa. Clic! •


www.ps1.org/studio-visit