Arte contemporanea Anno 6 Numero 27 aprile - maggio 2011
“Non pensare il futuro come il presente se non vuoi ritornare nel passato”. Non ricordo se è un mio vecchio pensiero o di qualcun altro da me adottato, certamente è mio, detto ridetto e pubblicato: “L’arte è una scienza esatta che ha avuto la fortuna di non esserlo” ed è quello, ovviamente provocatorio, che propongo anche come sintesi del mio “fare per far pensare” od anche “più conosco più posso trasgredire”.
Con questa “presunzione” mi imponevo già negli anni sessanta di non fossilizzarmi in una, sola, semplice e comprensibile Idea.
Oggi, divertendomi ancora non solo nel dire, ma anche nello scrivere (in questo caso sollecitato dalla Direzione di questa Rivista), nell’ironia che mi gioca spontanea, voglio evidenziare, dopo quasi 60 anni di mia attività, come per tanti artisti e mercanti il prodotto artistico sia pensato come l’Aspirina che, forse da più di un secolo mantiene la sua formula, non fa male, anzi, contribuisce al bene del cuore, è pubblicizzata anche televisivamente, con sempre la stessa immagine, viene ancora, con successo, distribuita dai suoi commercianti. Alcune imitazioni anche in televendita.
Io no, io non ho potuto essere come una Aspirina. Così, quando qualcuno mi ha chiesto del perché della mia costante frequentazione con Matematici, Entomologi, Ricercatori, Fisici, Chimici, Elettronici, Archeologi e Malacologi, mi sono “giustificato” sostenendo che l’Arte può essere anche mercato ed investimento, ma obbligatoriamente significante del suo tempo, che implichi ovviamente un pensiero e non la solita, anche ottima, ripetitiva esecuzione del fare senza più pensare, ma la possibile varietà di opere eseguite in una logica ricerca di “linee di produzione”*, contenenti personalità ed identificazione che, volendo parlare di mercato, pongano l’acquirente nella possibilità di poter dire: voglio quel Marchegiani e non un Marchegiani. Ho la certezza che la ripetitività dell’opera, anche eccellentemente eseguita (vedi lo stesso mio caso con le “Grammature di colore”) per esperienza vissuta, possa dare un Marchio di fabbrica che può comunque restare, variando e proseguendo un pensiero coadiuvato dalla ricerca.
E’ stato così sempre nel sentirmi “discepolo” di Picasso, Duchamp, Eistein, e direi pure di Oscar Wilde, tutti miei ottimi Maestri di trasgressione per un sempre nuovo pensare.
L’Arte non può essere statica o solo moda accondiscendente al mercato. La sua Storia sono le tracce lasciate dall’uomo in una costante ricerca dai Graffiti delle preistoriche grotte.
La scimmia ha in mano una selce violenta, ma anche un compasso: la scientificità della ricerca ed il possibile futuro dell’essere…….anche artisti.
* leggi altri scritti in “Elio Marchegiani - Linee di produzione 1957-2007” edizioni Carte Segrete, Roma