di Vito Calabretta
In collaborazione con Arte & Critica
Pierino Selmoni è un artista svizzero nato a Ventimiglia; ha 88 anni. Tra i filoni della sua poetica c'è un decennale lavoro sulla vibrazione che la luce produce su una superficie, soprattutto di pietra e sul modo in cui la luce, colpendo una superficie, definisce forme. Tra le sue affermazioni, una recita: è la luce l'autore del brano, io sono soltanto il pianista.
Possiamo precisare che non esiste solo il pianista e che ricondurre il ruolo dell'interprete al pianista è riduttivo e che a questo fine ci corre l'obbligo di rendere omaggio almeno a Cathy Barberian e a Ella Fitzgerald ma tutto ciò mi viene in mente di fronte all'opera di Jason Moran esposta nel percorso collettivo dell'Arsenale: un pianoforte emette della musica senza il pianista.
In che modo si colloca l'installazione all'interno del percorso della Biennale? Forse si tratta di uno strumento, affiancato da una batteria, che attendono di essere suonati in una performance? Lo speriamo. Così come la vediamo emettere un suono mentre i tasti si muovono automaticamente, non capiamo di quale genere di musica si tratti; cioè, non capiamo perché e cosa esca da quel pianoforte e perché vediamo quell'automatismo sulla tastiera; non capiamo perché il pianoforte è uno Steinway né se ci sia bisogno di uno Steinway per emettere quei suoni, piuttosto che un pianoforte ordinario, tanto più che il suono è amplificato.
Jason Moran è un noto musicista jazz ma la conoscenza della sua carriera non aiuta a capire se ciò che vediamo negli spazi della Biennale sia un'opera e se la mancanza del pianista sia una situazione momentanea o una caratteristica di un'opera, né si capisce se il compito dell'autore, ciò che Pierino Selmoni attribuisce alla luce, sia di Jason Moran o no.
Certo è che questa situazione assomiglia a una metafora di ciò che spesso succede: non c'è il pianista, manca cioè il mediatore tra l'idea, la realtà di partenza e la rappresentazione; tante volte, anche quando lo si vede, non se ne sente l'effetto, che sia su una superficie dipinta, su una situazione plastica, su un concetto o una realtà performativa.