ISOCRONIA OPEROSISSIMA di Iacopo Seri e Simona Rossi

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Indice :

1 Par coii bsogna semna / Chi semina raccoglie / You reap what you sow

2 TüC AS CIAMUMMA COSIMO DAL VOTï. (TUTTI CI CHIAMIAMO A VOLTE COSIMO) di Francesco Bertelé e Emanuele Cavallo

3 LA DANZA DEGLI ATTREZZI di Nico Angiuli

4 THE LOCAL DENSITY OF MATTER di Dafne Boggeri.

5 FRASSINETOPO di Matteo Rubbi in collaborazione con Francesco Burzotta

6 C'ERA UNA VOLTA UN PICCOLO NAVIGLIO di Beatrice Bailet e Matteo Rubbi

7 ISOCRONIA OPEROSISSIMA di Iacopo Seri e Simona Rossi

8 LA RADICE DEL QUADRATO di Alessandro Beluardo

9 AGENZIA DANCING DAYS di Emanuele De Donno e Luca Pucci

10 FUORI DAL SEMINATO di Daria Martini

11 COME UNA FOGLIA SUL PO di Elena Nerina Reverberi

12 ENRICA 3000 di Diego Perrone

13 CMè NA BARCA ANT IN PUSS di Luca Percivalle

14 Video




Iacopo Seri e Simona Rossi



Simona Rossi e Iacopo Seri ISOCRONIA OPEROSISSIMA, 2011, improvvisazione relazionale. La richiesta di ospitalità rivolta a tutto il paese



Simona Rossi e Iacopo Seri ISOCRONIA OPEROSISSIMA, 2011, improvvisazione relazionale. La richiesta di ospitalità rivolta a tutto il paese



Simona Rossi e Iacopo Seri ISOCRONIA OPEROSISSIMA, 2011, improvvisazione relazionale. Luogo di incontro creato nel Giardino del Pozzo Antico

Simona Rossi e Iacopo Seri
ISOCRONIA OPEROSISSIMA, 2011, improvvisazione relazionale.
Iacopo e Simona si conoscono un anno fa a Belgrado. Sono due artisti che si occupano di cose diverse ma che condividono una condizione di vita simile, spesso nomade, ricca di stimoli e povera di mezzi. Muovendo da questa condizione precaria tipica della loro generazione e in special modo di chi fa il loro
mestiere, provano a confrontarsi con gli abitanti di Frassineto Po. Chiedendo loro di sostenere la pratica artistica con vitto e alloggio, per il periodo di produzione, in cambio di aiuto nelle faccende di casa e in tutto ciò in cui possono essere utili con le loro mani e teste. L’opera comprende due progetti interconnessi: Iacopo ripulisce e svuota le cantine e le soffitte di chi gli dà un tetto, creando con il materiale trovato una scultura collettiva; Simona porta in paese la sua personale ricerca sul corpo, utilizzando il suo e forse quello di altri. Il lavoro prende forma dal confronto fra le due esperienze sottraendosi così ad una visione unica e
stereotipata e innescando un processo dialettico.

Parallelamente al loro stare innescheranno Conversazioni
con gente tranquilla, per raccontarsi e raccontare le cose imparate andando a costituire un diario del viaggio dentro al paese.


2 SCRITTI SUL PROGETTO, uno di Iacopo e uno di Simona, quale appartenga a chi non ci è dato saperlo:

Siamo due artisti che si occupano di cose diverse ma che condividono una condizione di vita simile, spesso nomade, ricca di stimoli e povera di mezzi. Muovendo da questa condizione precaria, tipica della nostra generazione e in special modo di chi fa il nostro mestiere vogliamo confrontarci, per ciò che siamo, con gli abitanti di Frassineto Po. Vogliamo realizzare un lavoro per il paese, la riuscita del quale sarà possibile solo grazie alla collaborazione con gli abitanti. Vorremmo infatti chieder loro ospitalità, per il periodo di produzione, in cambio di aiuto nelle faccende di casa e in tutto ciò in cui potremo essere utili con le nostre mani e con le nostre teste.
 Ognuno di noi si presenterà per ciò che è, facendo ciò che sa fare, con la volontà di conoscere e imparare altri modi di vedere il quotidiano.
 L'opera che svilupperemo comprenderà due progetti paralleli ed interconnessi:
Iacopo ripulirà, riordinerà e svuoterà le cantine e le soffitte di chi gli darà un tetto, creando con il materiale di recupero negli spazi della mostra una scultura collettiva che sarà in qualche modo un ritratto in divenire di Frassineto Po. Simona porterà in paese la sua ricerca sul corpo, utilizzando il suo e forse quello di altri.

 Nel frattempo svolgeremo una sorta di lavoro antropologico in cui mescoleremo le nostre due esperienze parallele del paese, rinunciando così ad una visione unica e stereotipata e innescando un processo dialettico. A cadenza regolare ci incontreremo raccontandoci i fatti accaduti, le persone conosciute e le cose imparate, andando a costituire un diario del nostro viaggio dentro al paese.
Alla fine del periodo di lavoro e di ospitalità, nei luoghi della mostra, restituiremo a Frassineto Po il ritratto che avremo così formato.
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L’arte, così come qualunque azione, dovrebbe essere un qualcosa che contamina e che si contamina a sua volta, dovrebbe scatenare reazioni chimiche. Ma se mancano gli agenti come possono avvenire certe reazioni? I prodotti rimangono integri e non c’è dialettica, non c’è sviluppo. Sono sterili.
Noi chiediamo ai nostri ospiti, non di sostenerci con denaro sonante, ma di barattare ospitalità, un tetto e del cibo, con l'aiuto nel lavoro domestico e non, con lo sbrigare commissioni infauste ma anche con servizi peculiari, che possiamo offrire noi e forse solo noi, solo se ben accetti da chi ci ospita. Starà all’ospite darci le regole, decidere in che modo potremo renderci/essere utili. Sarà importante che l’ospitalità, data e ricevuta, non comprometta la routine delle persone coinvolte, ma che ognuno mantenga la sua identità di lavoratore, pensionato, studente o artista che sia. Noi nelle ore di libertà lavoreremo alla nostra pratica quotidiana. E poiché la nostra pratica quotidiana è fare arte, buona o cattiva che sia, noi chiederemo di essere accolti nelle case proprio come artisti: Iacopo come scultore sociale, Simona lavorando sul corpo. Portare la nostra pratica artistica come determinante per l'ospitalità ci metterà su un piano paritario a quello degli ospiti: saremo tutti osservatori-osservati, infatti condividendo il nostro lavoro esporremo noi stessi e, a causa dell’intimità condivisa, anche i nostri pregi e difetti caratteriali. Crediamo che ‘l’affezione’ che scaturirà da questa sorta di “resistenza artistica”, di "mecenatismo" più intimo possa fare da concime al nostro lavoro e, in contemporanea, alla sua fruizione da parte degli abitanti Perché questo progetto è fatto in coppia? Perché le opere che creeremo individualmente saranno il pretesto per studiare meglio le interferenze che si creeranno tra i vari attori. Avremo l’un l’altro per raccontarci, confrontarci e supportarci in un’esperienza simile ma individuale. Entrambi saremo ospitati, ma se insieme o separatamente saranno le contingenze a deciderlo, ed entrambi dovremo trovare il nostro proprio modo di usare l’esperienza come risorsa. Sarà la restituzione di questo confronto reciproco a diventare lavoro in mostra.