L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Inside Art Anno 8 Numero 77 giugno 2011



La Biennale di Venezia

A.A.V.V.



The Living Art Magazine


SOMMARIO N. 77

Notizie
Oliviero Rainaldi, Wojtyla abbraccia Roma di Evaristo Manfroni

Visto da
I mitici anni Sessanta di Ornella Mazzola

In cartellone
Expo mondo di Simone Cosimi
Expo Italia di Camilla Mozzetti

Copertina
Biennale di Venezia, la macchina del vento di Paolo Baratta
Nuove illuminazioni per indagare la vita di Bice Curiger
Partecipazioni: le vecchie glorie, i ritorni e gli esordienti di Simone Cosimi
Padiglione Italia, la grande ammucchiata di Giorgia Bernoni
La serietà svizzera e il populismo italico di Ludovico Pratesi


Primo piano
“ZimmerFrei”, sguardo mobile sul territorio di Maria Luisa Prete

Eventi & mostre
Ettore De Conciliis, lo stupore del presente di Tahar Ben Jelloun
Palermo: Sotto quale cielo? Tutto è paesaggio di Daniela Bigi

Musei & gallerie
Mac, una spirale per Milano di Silvia Moretti
Officine Saffi, la ceramica riparte dal nord di Manfredi Lamartina

Vernissage
Le inaugurazioni in Italia di Emma Martano

Indirizzi d’arte
Le esposizioni in Italia di Maria Luisa Prete

Foto Gli scatti da non perdere di Giorgia Bernoni
Jan Saudek, sublime elogio della carnalità di Giorgia Bernoni
Walter Niedermayr, accecante come la neve di Alessandra Vitale

Talenti
Valerio Giacone, l’etica del fare di Maurizio Zuccari

Video
Francesco Simeti, entropia e disordine di Claudia Quintieri

Unpòporno
Persefone Zubcic, la fascinazione della diversità di Serena Savelli

Personaggi
Gemma Testa, legami virtuosi di Valentina Cavera

Mercato & mercanti
Basilea, quarantuno e non sentirli di Marilisa Rizzitelli
Oli barocchi che passione di Elida Sergi
Giugno caldo a Londra di Stefano Cosenz

Mipiacenonmipiace
Spiegazioni poco convincenti di Aldo Runfola

Formazione & lavoro
Perugia, torna a battere il cuore dell’Umbria di Mattia Marzo
Roma, la provincia al cinema di Alessia Cervio

Letture & fumetti
Susanna Tamaro: «Vi dico perché l’amore è per sempre» di C. Mozzetti
L’eternauta, la fantascienza impegnata del fumetto desaparecido di C. Antonini

Musica & visioni
Andrea Romano, le possibilità di un’altra vita di Simone Cosimi
Luca De Fusco, Napoli va a teatro di Fabrizia Palomba
Luc Besson, dalle favole all’impegno di Claudia Catalli

L’opera benedetta
Art forum Würth: Grass, gli acquerelli del Nobel di Benedetta Geronzi

Architettura Mas Anversa, massima potenza di Camilla Mozzetti
Auditorium delle arti, uno Stradivari a Bologna di Giulia Cavallaro

Metropolis
Un mare di bianco nel caos di Roma di Sophie Cnapelynck

Design & designer
Sergio Müller, la cura anticrisi: attenzione al cliente di Giulio Spacca
Esercizi di stile di Chiara Perazzoli
Pelanda e Palaexpò, fatti in Italia di Francesco Talarico

ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Quattro cavalieri in cerca d’autore
Maurizio Zuccari
n. 92 dicembre 2012

Lunga vita alle pin up
Serena Savelli
n. 90 ottobre 2012

La modernità come distacco
Félix Duque
n. 89 settembre 2012

L'estate che verrà
Maria Luisa Prete
n. 88 luglio-agosto 2012

Cultura:un manifesto per ripartire
Maurizio Zuccari
n. 85 aprile 2012

Mastromatteo. Il paesaggio in superficie
Maria Luisa Prete
n. 83 febbraio 2012


Cai Zhisong (Cina), “Cloud Tea”, 2011

Bice Curiger, curatrice della Biennale

Paolo Baratta, presidente della Biennale

LA MACCHINA DEL VENTO
Il presidente: "Un grande pellegrinaggio per le voci del mondo"

Di Paolo Baratta, presidente Biennale di Venezia

La Biennale è come una macchina del vento. Ogni due anni, scuote la foresta, scopre verità nascoste, dà forza e luce a nuovi virgulti, mentre pone in diversa prospettiva i rami conosciuti e i tronchi antichi (e quest’anno i tronchi saranno davvero antichi vista l’intenzione della curatrice di aprire con Tintoretto). La Biennale è un grande pellegrinaggio dove nelle opere degli artisti e nel lavoro dei curatori si incontrano le voci del mondo che ci parlano del loro e del nostro futuro. L’arte è qui intesa come attività in continua evoluzione. Se un museo si qualifica principalmente per le opere che possiede (anche se non esclusivamente, visto che ai direttori di musei si chiede oggi di essere anche manager e impresari), una istituzione come la Biennale si qualifica piuttosto per il suo “modus operandi”, per i metodi seguiti, per la natura dei soggetti che vi partecipano, per le scelte sul metodo e per i principi e le regole che ispirano la sua organizzazione, per gli spazi di cui dispone, ecc.: insomma per la forma dell’istituzione che si riflette nella forma data alla mostra che vi si tiene ogni due anni. Ed è dalla qualità di questa forma che dipende il raggiungimento del principale nostro obbiettivo: ottenere la stima del mondo. Dopo 116 anni di vita della Biennale, la forma della mostra attuale è quella definita in modo compiuto nel 1999 e confermata e perfezionata negli anni successivi.
Dico questo perché è proprio a partire da quell’anno che alla mostra organizzata per padiglioni si affianca in modo netto e distinto la mostra che il curatore nominato dalla Biennale deve organizzare come “mostra internazionale”, con un compito netto non dovendo egli darsi carico della selezione del padiglione italiano.
La mostra della Biennale si presenta dunque ora fondata sui seguenti pilastri. Primo: i padiglioni dei paesi partecipanti. Sono 28 quelli fissi costruiti all’interno dei Giardini, utilizzati da 30 paesi titolari considerati partecipanti permanenti. Sono però partecipanti a egual titolo altri paesi che chiedono di essere invitati alla mostra. Secondo: la mostra internazionale del curatore della Biennale. Al centro, parallela alla serie dei padiglioni, sta la mostra internazionale della curatrice, quest’anno Bice Curiger, che ha scelto come titolo Illuminazioni. Terzo pilastro: gli spazi per la grande mostra internazionale. Un’ulteriore componente: le partecipazioni collaterali. Un elemento decisivo: la città di Venezia. Ho detto dell’importanza del ruolo del curatore e della responsabilità lui (lei) affidata. Il curatore deve avere occhio esperto, spirito indipendente, generosità verso gli artisti, severa capacità di selezione, grande fedeltà a quella misteriosa dea che è la qualità. Sguardo libero sul mondo. Queste doti il mondo riconosce a Bice Curiger. Con lei siamo tornati a Zurigo. Cominciammo con Szeemann, appunto nel 1999. Alcuni amici descrivono questi 12 anni come “il felice viaggio dalla barba di Harald al rosso ciliegia del rossetto di Bice”.


NUOVE ILLUMINAZIONI PER INDAGARE LA VITA
Di Bice Curiger, Curatrice 54esima mostra internazionale d’arte di Venezia

La Biennale di Venezia è uno dei forum più importanti per la diffusione e la riflessione sugli sviluppi attuali dell’arte. Il titolo della 54esima esposizione internazionale d’arte, Illuminazioni, pone l’accento sull’importanza di questa funzione e capacità della Biennale, anche in un mondo globalizzato.
La più prestigiosa nonché la progenitrice di tutte le biennali d’arte internazionali è animata oggi da uno spirito che trascende i confini nazionali, in un’epoca in cui gli artisti stessi hanno un’identità poliedrica e sono diventati migranti consapevoli e turisti della cultura. L’arte è un vivaio di sperimentazione sulle nuove forme di “comunità” e per gli studi sulle differenze e le affinità che serviranno come modello per il futuro. Il titolo però va oltre queste questioni e richiama anche un’ampia gamma di associazioni: dalle sfrenate Illuminazioni poetiche di Arthur Rimbaud e le Illuminazioni profane sull’esperienza surrealista di Walter Benjamin, fino alla venerata arte dei manoscritti medioevali miniati e alla filosofia illuminazionista nella Persia del dodicesimo secolo.
Illuminazioni vuole inoltre celebrare il potere dell’intuizione, la possibilità dell’esperire attraverso il pensiero favorita dall’incontro con l’arte e con la sua capacità di affinare gli strumenti di percezione. Mentre l’ultima esposizione, Fare mondi, ha messo in luce la creatività costruttiva, Illuminazioni si concentrerà sulla “luce” generata dall’incontro con l’arte, sull’esperienza illuminante, sulle epifanie derivanti dalla comunicazione reciproca e dalla comprensione intellettuale. Molte delle opere presentate sono state create appositamente per l’occasione. Monica Bonvicini, James Turrell, Nicholas Hlobo, Norma Jean, R.H. Quaytman, Haroon Mirza, Loris Gréaud, Carol Bove, Gelitin, Dayanita Singh, Christopher Wool e altri hanno realizzato nuove produzioni riferendosi direttamente ai temi centrali.
Le opere del pittore veneziano Jacopo Tintoretto giocheranno un ruolo di primo piano, instaurando un rapporto artistico, storico ed emozionale con il contesto locale. L’arte è un terreno altamente autoriflessivo, che alimenta un approccio lucido al mondo esterno. L’aspetto comunicativo è cruciale per le idee che sono alla base di Illuminazioni, come dimostra quell’arte contemporanea che spesso dichiara interesse per la vita e cerca di essere vicina al suo dinamismo. Questo è ancora più importante in un’epoca in cui il nostro senso di realtà è profondamente messo in discussione da mondi virtuali e simulati.


I PERSONAGGI
Manager di cultura


Paolo Baratta ha ricoperto la carica di presidente della Biennale dal 1988 al 2002 per poi tornare in sella nel 2007, dopo la nomina dell’allora ministro Francesco Rutelli. Nato a Milano l’11 novembre 1939, ha ricoperto incarichi nel mondo bancario e culturale ed è stato ministro per le privatizzazioni, per il Commercio estero e dei Lavori pubblici e ambiente. Laureato in ingegneria ed economia, ha fatto parte dei cda di varie società fra cui Telecom Italia, Fs e Banca Finnat Euroamerica.

Zurigo e Parkett
Laueata all’università di Zurigo, Bice Curiger (Zurigo, 18 luglio 1948) è storica dell’arte, critica e curatrice di mostre a livello internazionale. Dal 1993 è curatrice alla Kunsthaus di Zurigo ed è cofondatrice e capo redattrice della rivista Parkett, direttrice editoriale della rivista Tate etc della Tate di Londra. Nel 1996 ha fatto parte della giuria del Turner prize e dal 2001 è nel cda del Palais de Tokyo di Parigi.


LA SERIETA' SVIZZERA E IL POPULISMO ITALICO
"Illuminazioni, un’aria di rigore e di stupore"

Di Ludovico Pratesi, Critico, direttore del Centro arti visive Pescheria, Pesaro

La prima luce che illumina il pubblico scaturisce da tre capolavori di Tintoretto, esposti ai Giardini in occasione di Illuminazioni, 54esima edizione della Biennale di Venezia, diretta dalla curatrice svizzera Bice Curiger e aperta dal 4 giugno al 27 novembre. "una Biennale speciale e diversa, dove si respira un’aria di serietà e rigore, ma anche di stupore e meraviglia. L’arte si focalizza sui fondamenti della cultura per illuminare significati condivisi, derivanti dalla nostra interiorità", afferma la Curiger che ha selezionato 82 artisti (di cui ben 10 italiani), quasi tutti nati negli anni Settanta, con un occhio attento al senso dell’opera come esperienza interiore e formativa, al di là di facili provocazioni per soddisfare la fama di scandali dello “star system”.
Al contrario, Illuminazioni sottolinea la capacità dell’arte di riflettere sul mondo, sulla sua attitudine a privilegiare attenzione e consapevolezza. Una mostra che mette al primo posto gli artisti e il loro impegno nella produzione di senso, pur nella diversità dei linguaggi espressivi contemporanei. Una varietà espressa anche dalla struttura della Biennale divisa per padiglioni nazionali: una logica spesso criticata e considerata obsoleta nel mondo globale, che invece la Curiger considera un elemento forte, tanto da potenziare il numero dei padiglioni con l’aggiunta di quattro nuovi “parapadiglioni” (realizzati dagli artisti Monika Sosnowska, Franz West, Song Dong e Oscar Tuazon), che ospitano opere di artisti di generazioni precedenti come Luigi Ghirri o Jack Goldstein.
Una mostra nata sotto il segno della qualità che alterna opere di maestri conclamati come Gianni Colombo, Sigmar Polke, James Turrell con protagonisti degli anni Novanta come Cindy Sherman, Rosemarie Trockel, Christian Marclay, Fiscli & Weiss, Pipillotti Rist, Katharina Fritsch e Martin Creed, ma dove lo spazio più importante appartiene agli emergenti sulla scena internazionale, come Gabriel Kuri, Latifa Echakch, Urs Fischer, Ryan Gander, Roman Ondak e le nostre Elisabetta Benassi, Marinella Senatore, Giulia Piscitelli, fino ad alcuni giovanissimi, come Luca Francesconi, Ida Ekblad, Cyprien Galliard e Anya Titova.
Alto livello anche nei padiglioni nazionali, dove segnaliamo Christian Boltanski per la Francia, Allora & Calzadilla per gli Stati Uniti, Mike Nelson per la Gran Bretagna, Markus Schinwald per l’Austria, Steven Shearer per il Canada, Dora Garcia per la Spagna, Yael Bartana per la Polonia e Thomas Hirschorn per la Svizzera. Artisti di prestigio, che appaiono come giganti di fronte all’accozzaglia demagogica e populista del padiglione Italia, con decine di opere accostate tra loro senza nessun criterio, se non quello di ridicolizzare la figura dell’artista contemporaneo.
Triste dirlo, ma forse il paese che fondò con incredibile lungimiranza la Biennale nel lontano 1895 e che quest’anno celebra il 150mo anniversario dell’unità meritava qualcosa di meno caotico e più significativo che non la messa in discussione dell’unica istituzione italiana che ha mantenuto ancora un ottimo prestigio sul piano internazionale.


L'EVENTO
Record storico di partecipazioni: 89 padiglioni nazionali


Illuminazioni, questo il titolo della 54esima edizione della Biennale d’arte di Venezia partita il 4 giugno. La kermesse si presenta con un record, quello delle 89 partecipazioni nazionali. E con la voglia di rimanere al vertice del sistema artistico internazionale soprattutto in tempi di crisi. L’esposizione è firmata quest’anno dalla storica e critica svizzera Bice Curiger, curatrice della Kunsthaus di Zurigo. La mostra, allestita al padiglione centrale dei Giardini e all’Arsenale, ospita 82 artisti: tanti i giovani, nati dopo il 1975, e le donne, ben 32. Intorno al nucleo principale sbocciano in tutta la città lagunare i padiglioni nazionali, con l’esordio di nuovi paesi come Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh e Haiti. Due i progetti di punta: “Biennale sessions”, rivolto a università, accademie e istituti di ricerca e “Meeting on art”. I Leoni d’oro alla carriera sono stati assegnati all’artista statunitense Elaine Sturtevant e all’austriaco Franz West. Fino al 27 novembre, Giardini e Arsenale, Venezia. Catalogo Marsilio. Orario: 10-18. Info: www.labiennale.org.
(S. C.)


LA GRANDE AMMUCCHIATA
Circa duemila artisti, 230 nel padiglione Italia di Sgarbi

Di Giorgia Bernoni

Eccessivo, esuberante, logorroico. Non si smentisce Vittorio Sgarbi che sugli eccessi e gli impeti ha costruito una carriera, oltre che una fortuna. Lo storico dell’arte è approdato infine, non senza “suspense”, alla curatela del padiglione Italia e per la sua prima Biennale promette di stupire. A cominciare dalla selezione degli artisti e alla loro massiccia presenza all’Arsenale e sul territorio nazionale.Una Biennale nel segno della creatività per rendere onore al lavoro degli artisti, ha sentenziato a gran voce Sgarbi in occasione della conferenza romana. Il “one man show”, fresco reduce dalle dimissioni con il ministro Giancarlo Galan che solo per intervento del deus ex machina Berlusconi sono state scongiurate, ha illustrato per oltre due ore e mezza il faraonico progetto del suo padiglione. Sia pure con inevitabili errori e lacune, portare duemila artisti a Venezia vuol dire offrire un’ampia panoramica che illustri lo stato dell’arte nostrana, anche in occasione del 150mo dell’unità d’Italia.

L’arte non è cosa nostra è il titolo scelto dallo spumeggiante ferrarese per indicare proprio quanto il padiglione Italia quest’anno vuole essere interprete di uno spirito nuovo che anima la mostra: L’arte non è cosa nostra vuol dire che l’arte non è cosa che debbano stabilire alcuni a danno di altri, o alcune lobby ai danni di altre. Oltre 200 intellettuali, da Tullio De Mauro a Vladimir Luxuria passando per Miriam Mafai, sono stati infatti chiamati a segnalare altrettanti rappresentanti della sfera dell’arte contemporanea. L’obiettivo, ha dichiarato lo Sgarbi furioso che non ha risparmiato neanche in conferenza grida, insulti e dissertazioni sul culatello,è il risarcimento del rapporto tra letteratura, pensiero, intelligenza del mondo e arte, chiedendo non a critici d’arte e nemmeno a me stesso, quali siano gli artisti di maggiore interesse dell’ultimo decennio.

Un padiglione all’insegna della bulimia delle proposte per l’alto numero di artisti partecipanti, se si contano anche quelli che trovano spazio nelle singole regioni e negli istituti di cultura italiani all’estero. Siccome alcuni dicono che odio l’arte contemporanea, ne voglio vedere molta, ha replicato Sgarbi alle polemiche sul possibile assemblaggio dato dalla quantità di opere esposte, un numero così alto che ha creato problemi di sedi e spazi. Si parla infatti di un totale di circa 2.000 artisti, dei quali oltre 700 a Venezia, distribuiti tra quelli del padiglione all’Arsenale, circa 230, e la città lagunare con i tanti eventi concomitanti, compresi i molti nomi del fondo Sgarbi, e quelli delle iniziative collaterali. Per rimediare alla carenza logistica alcune opere saranno allestite sui gommoni sistemati sullo specchio d’acqua dell’Arsenale a mo’ di migranti .
Un curatore contro i curatori, come ha ribadito lo storico dell’arte scomodando a più riprese i nomi di Achille Bonito Oliva e Ludovico Pratesi, a vantaggio della democraticità la cui conseguenza è quella di accostare nomi di illustri sconosciuti ad autori navigati. Deflagare il mercato dell’arte e destabilizzare il mondo del contemporaneo è l’obiettivo dichiarato di Sgarbi, curatore errante alla conquista di Venezia.