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Urban Anno 8 Numero 70 luglio-agosto 2008



Fuori dagli schermi

Francesca Bonazzoli

Per Pipilotti Rist non c’è differenza: il mondo al di qua e al di là del display è lo stesso. E lo schermo è solo l’ultima sottile barriera da abbattere





URBAN 70 GIUGNO
SOMMARIO

15 Editoriale

17 Icon
di Francesco Jodice

19 Interurbana
al telefono con Monica Dusi di Roberto Croci

21 Trip
di Fabio Sironi

23 Portfolio
Moleskine on the road

28 Liberi di suonare
di Paolo Madeddu

32 Musica
di Paolo Madeddu

34 Prima di tutto
di Roberto Croci

39 Film
di Alessio Guzzano

41 Oltre la spiaggia
foto Simon • styling Roberta Venturini

49 Details
styling Ludovica Codecasa • foto Max Novaresi

50 Body
styling Ludovica Codecasa • foto Max Novaresi

52 Arte
a cura di Floriana Cavallo

54 Punk is back
di Maurizio Marsico

59 Design
in collaborazione con design-italia.it

61 Fuori Dagli Schermi
di Francesca Bonazzoli

65 Libri
di Marta Topis

67 Avere un lato B
di Maurizio Baruffaldi • foto Giovanni Hänninen

71 Nightlife
di Lorenzo Tiezzi


73 FUORI

82 Ultima Fermata
di Chiara Cretella

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Nome: Elisabeth Charlotte Rist, detta Pipilotti Rist in onore di Pippi Calzelunghe, la ragazzina più cacciaballe, trasgressiva e visionaria mai apparsa in una fiaba per bambini.

Età: nata nel 1962 a Grabs, San Gallo, Svizzera: tutto un mondo ordinato e pulito da mettere a soqquadro.

Segno zodiacale: cancro.

Numero preferito: 54.

Fanatica di: John Lennon e Yoko Ono.

Professione: videoartista di fama internazionale, propensa al salto verso il cinema, inclinazione tradita anche dalla residenza, fra Zurigo e Los Angeles.

Di se stessa dice: “Sono una tipica figlia della televisione. So come ci sente a non riuscire a distinguere tra le sensazioni provate oggi pomeriggio nel bosco e quelle provate più tardi davanti alla televisione”.

È lei, postfemminista/psichedelica, la protagonista della spettacolare mostra visibile fino al 31 agosto al Fact (Foundation for Art and Technology) di Liverpool, capitale della cultura 2008. L’intero museo è stato trasformato in un grande schermo, a cominciare dalla facciata sulla quale viene proiettato Open my glade, un video del 2000 commissionato per Times Square, a New York, in cui Pipilotti schiaccia la propria faccia contro un vetro inquadrato in primissimo piano dalla telecamera nel tentativo di uscire dallo schermo, video proiettato anche in centro città, sul Bbc Big Screen di Clayton Square. Nella sala chiamata Gallery 1, invece, va in scena Gravity Be My Friend, del 2007, un’esperienza visiva e sensoriale perché il pubblico è invitato a guardare le immagini a testa in su sdraiandosi su un “tappeto paesaggio”. Nella Gallery 2 si può rivedere una selezione dei lavori più celebri degli ultimi quindici anni come Ever is Over All, video proiettato su due pareti dove una donna (la stessa Pipilotti Rist che ama interpretare i propri film) passeggia per strada con un grosso fiore dal lungo stelo, in realtà una mazza di ferro, sfasciando i vetri delle auto parcheggiate sotto gli occhi benevoli dei passanti e l’approvazione dei vigili, accompagnata da una musica melodiosa che inganna e disorienta il pubblico che, di primo acchito, non sa se approvare o disapprovare quei gioiosi atti di vandalismo.

Infine, nella cosiddetta Media Lounge, trova posto l’installazione Das Zimmer (La Stanza, 1994-2000) dove arredi e televisioni gigantesche, alterando i rapporti di proporzione, trasformano il visitatore in un bambino.
E così eccola consacrata, la regina della videoarte che ha cominciato studiando illustrazione e fotografia all’Istituto di Arti applicate di Vienna e poi comunicazioni audiovisive alla Scuola di Design di Basilea dove, contemporaneamente, realizzava video e scene per le rock band locali. Dopo i primi lavori di computer graphic, nel 1990 è entrata in una band tutta femminile, Les Reines Prochaines (le prossime regine), con la quale ha realizzato concerti, performance e dischi. E alla fine ha mixato tutto – computer, grafica, musica, colori acidi, visioni di regni prossimi venturi, ironia e una propensione post femminista non ideologizzata – creando immagini nuove, anticonvenzionali, psichedeliche e lussureggianti, emotivamente forti. Come quando, durante la Biennale di Venezia del 2005, nella chiesa di San Stae allestì uno dei suoi capolavori, il video Homo sapiens sapiens, una specie di Paradiso originario abitato da figure femminili che galleggiavano nude come angeli in un giardino delle delizie popolato da fiori carnosi e foglie giganti, proiettato sul soffitto della chiesa come un affresco barocco con cieli che sfondano verso spazi infiniti. La navata, sgombrata dalle panche, era ricoperta di grandi materassi colorati dove il pubblico poteva sdraiarsi e guardarsi lo spettacolo in pieno rilassamento. Ovviamente, dopo alcuni mesi, il parroco cedette agli aridi benpensanti che gli soffiavano nell’orecchio quanto scandalosa fosse l’opera, come se di nudi femminili non fossero piene le chiese, a cominciare da Eva fino alla Maddalena penitente.

Anche in questo Pipilotti Rist è stata rivoluzionaria: che si tratti di una chiesa o di un museo, non fa differenza. I suoi film vanno guardati in modo speciale e coinvolgono l’architettura stessa che li ospita, trasformandoli in installazioni ed esperienze sensoriali: ci si sdraia a terra, oppure si scoprono piccoli monitor dentro borse e conchiglie, o ancora bisogna stare a testa in giù, come gli struzzi, per guardare uno schermo inserito nel buco del pavimento. In ogni caso, la filosofia della trasgressiva Pipilotti sembra avere poco a che fare con rivoluzioni, impegno sociale, politica e ideologie e, almeno a parole, è molto, molto semplice: “Questi sono tempi duri e senza legge – predica – dunque meglio cercare i luoghi comuni, la vita ordinaria. Ti preparerò qualcosa da mangiare; tu guarderai la tv, farai yoga, fumerai uno spinello”.

Tutto qui. Però come sa cucinare lei, non lo sa fare nessuno.