Urban Anno 9 Numero 79 ottobre 2009
Leif Ove Andsnes e Robin Rhode
Un pianista classico norvegese e un talentuoso performer sudafricano che si è fatto le ossa sui muri di Cape Town. Un incontro impossibile, un Big Bang, da cui ha preso forma l’opera totale Pictures Reframed
Leif Ove Andsnes e Robin Rhode formano il duo geograficamente più agli antipodi (il primo è norvegese, il secondo sudafricano) eppure più sperimentale del momento. In Italia l’unica tappa del loro tour intitolato Pictures Reframed è fissata per il 7 dicembre al teatro San Carlo di Napoli, la città che, incredibilmente, simile a un meraviglioso fungo che si nutre delle muffe di camorre, malgoverni, spazzature e disoccupazione, è il cuore pulsante della contemporaneità più spinta. La sua corsa in avanti nell’arte ha il sapore di una fuga dalla realtà del presente verso l’aria più fresca che si respira nella fantasia e nei suoi luoghi immateriali, proprio come la performance Pictures Reframed, un mix fra passato e futuro, Ottocento e avanguardia, sogno e realtà, incarnato per eccellenza dalla città partenopea che a dicembre celebrerà il barocco come lo stile che più le ha dato forma e carattere. Se barocco è sinonimo di irregolarità, virtuosismo, capriccio, scarto dalle regole della logica, allora anche il progetto Pictures Reframed, promosso da Emi Classic, può stare dentro questo quadro essendo un misto di suoni e segni; di musica classica ottocentesca e immagini d’avanguardia; di un pianista da teatro San Carlo e di uno street perfomer.
Leif Ove Andsnes, classe 1970, definito dal New York Times “il più valido pianista della nuova generazione” e da Vanity Fair “il meglio del meglio”, suonerà infatti al pianoforte la celebre suite Quadri di un’esposizione scritta nel 1875 dal compositore russo Modest Musorgskij. Durante il concerto saranno proiettati sul palco, tutt’intorno al pianoforte, cinque video con texture grafiche mentre al centro, sopra la testa del musicista, un grande schermo mostrerà Robin Rhode che esegue su un muro dei disegni geometrici in una proiezione bianco e nero che ricorda vagamente i film muti degli anni Trenta. L’illusione sarà quindi di una stanza (quella dove Rhode si muove ed esegue il suo lavoro Promenade) dentro un’altra stanza (quella dove Andsnes suona il pianoforte dal vivo) che a loro volta evocano la stanza immaginata da Musorgskij dove una persona cammina in una mostra incontrando i vari quadri. Un effetto decisamente barocco, non a caso definito da Andsens con questi aggettivi “giocoso, ambiguo, poetico, mistico”.
La prima avrà luogo il 13 novembre al Lincoln Center di New York e poi comincerà il tour in giro per l’America e l’Europa per finire, a marzo, a Shanghai e Abu Dhabi.
Anima del progetto è Robin Rhode, classe 1976, che vive a Berlino dal 2002 ed è approdato al circuito dei musei e delle gallerie d’arte dalle tattiche di guerriglia urbana nelle strade. Il Times lo definisce “un nuovo tipo di voce – un giovane sudafricano di razza mista post-apartheid – impegnato sia sul fronte dell’arte moderna che nella cultura di strada”. È stata la partecipazione nel 2005 come il più giovane artista presentato alla mostra principale della Biennale di Venezia a lanciarlo nel mondo delle più prestigiose gallerie, quali la White Cube di Londra, e dei musei, come l’Haus der Kunst, a Monaco, o ancora a Londra, la Hayward Gallery. Ora sembra difficile fermarlo. La Emi Classic produrrà sia un dvd che un cd della performance inaugurale di New York e fra pochi mesi il Los Angeles County Museum of Art dedicherà al giovane Rhode una grande personale. Non male per chi è partito dipingendo sui muri di Città del Capo.