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Urban Anno 11 Numero 99 settembre 2011



L'aeroporto di nessuno

Francesca Bonazzoli

Sospeso tra la parte greca e quella turca, il vecchio aeroporto di Cipro è il punto di origine di un progetto artistico, ma “forse” anche un nuovo ponte tra Nicosia e Lamaca





SOMMARIO URBAN N. 99.9


7 | EDITORIALE

9 | ICON

10 | INTERURBANA
al telefono con Anna Ciammitti

12 | PORTFOLIO
Habana libre

19 | CULT
di Federico Poletti, Michele Milton

22 | NEL SOUL DI SELAH
di Francesco Brunacci
foto Cédric Viollet

26 | L’AEROPORTO DI NESSUNO
di Francesca Bonazzoli

30 | L’INGOMBRANZA DI
CHIAMARSI HUSTON
di Roberto Croci

35 | WHEN THE MUSIC’S OVER
di Maurizio Carsico

40 | LIBRI
di Marta Topis

41 | DESIGN
di Olivia Porta

42 | DAVID BENIOFF
di Carlotta Mismetti Capua

46 | MUSICA
di Paolo Madeddu

48 | BROOKLYN SATURDAY
MORNING
di Giovanna Maselli
foto Samantha Casolari

54 | FUNKY BROTHERS
foto Alvaro Beamud Cortés
styling Ivan Bontchev

63 - 65 | DETAILS
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

66 | NIGHTLIFE
di Lorenzo Tizzi

67 | FUORI

74 | ULTIMA FERMATA
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Creata da Marc Augé, la parola “nonluogo” è diventata la citazione preferita dell’esibizionismo intellettualista facendo così scadere a tormentone una teoria che spiega i luoghi della surmodernità, quegli spazi anonimi, globalizzati, non identitari né storici, dove tutti transitano, ma che nessuno abita, come autostrade, aeroporti, campi profughi, centri commerciali.
Ebbene, a Cipro c’è un luogo che va ancora oltre la definizione di “nonluogo”, sebbene sia l’ex aeroporto internazionale. Il Nicosia International Airport è infatti un nonluogo, ma con la precisa identità di terra di nessuno. Uno scalo che porta ancora tutti i segni della sua attività – dal bar alle toilette ai manifesti pubblicitari – congelata però negli anni Settanta, quando è diventato zona cuscinetto, controllata dalle forze Onu, fra la Cypro greca e quella turca che convivevano fino all’invasione militare turca del 1974 della parte Nord dell’isola e l’autoproclamazione della Repubblica turca di Cipro con il successivo insediamento di migliaia di coloni.

È un luogo che vive e non vive; respira ancora, ma è mummificato fino al suo solo simulacro, come i corpi dei faraoni. Un nonluogo che invece di essere sovraffollato, è inabitato.
Il problema della divisione di Cipro, amplificato dagli inglesi che dopo la seconda guerra non volevano lasciare il protettorato esercitato sull’isola dal 1914 e periodicamente discusso in sede internazionale senza raggiungere un risultato, continua a crescere a valanga, to snowball, come dicono gli inglesi quando alludono a un problema che si ingrossa man mano che scivola avanti nel tempo, un groviglio che solo un colpo di fantasia potrebbe risolvere. E tuttavia la fantasia, lo sappiamo bene, è la dote che più manca ai professionisti della politica.

E quindi, poiché questo 2011 è stato l’anno delle piazze che hanno spiazzato e spazzato via addirittura mummie della politica come Mubarak o Ben Ali, chissà che anche a Cipro la soluzione non possa venire dall’arte.
Precisamente da Uncovered Cyprus, un progetto artistico a lungo termine che nei prossimi tre anni coinvolgerà l’isola, la Turchia e la Grecia a partire da settembre quando verranno esposti i primi otto lavori, cominciati da una ricognizione estensiva di tutti i dati sull’aeroporto. L’idea delle due curatrici, la turca Basak Senova e la greca Pavlina Paraskevaidou, è stata quella di coinvolgere un gruppo di artisti di entrambe le parti dell’isola, ma di includere anche studenti, giornalisti, scrittori, architetti. Sono nate così una serie di interviste che hanno raccolto i ricordi degli abitanti sull’aeroporto quando, appena inaugurato nel 1968, con il suo nuovo e chic stile modernista, divenne subito un centro di incontri sociali (altro che nonluogo!) dove la gente andava per sostare fra bar, ristoranti e vetrine di lusso. Un intervistato ricorda addirittura che i giovani vi organizzavano anche le feste di laurea.

Un’altra parte della ricognizione ha riguardato il recupero archivistico di articoli di giornali e riviste dell’epoca, la mappatura fotografica dell’aeroporto, anche attraverso il satellite, e il censimento dei film che sono stati girati lì. Da tutto questo materiale sono nati otto diversi lavori realizzati da altrettanti artisti, quattro greci e quattro turchi. Erhan Öze, per esempio, ha creato un progetto che indaga le interferenze elettromagnetiche dentro e fuori l’isola; Zehra Sonya, assieme allo scrittore Gür Genç, ha cercato nell’aeroporto degli oggetti abbandonati e poi ci ha costruito attorno una storia immaginaria; Görkem Müniroglu e l’ingegnere del suono Emre Yazgin hanno registrato campionature sonore negli aeroporti di Larnaca e Ercan (i due funzionanti nelle rispettive zone dell’isola) e li hanno mescolati dando vita a uno spazio sonoro virtuale per l’ex aeroporto di Nicosia. Özge Ertanin e Oya Silbery hanno pensato a un sito web dell’aeroporto, come se fosse effettivamente operativo; Xenios Symeonides e Görkçe Sekeroglu hanno lavorato su nuovi manifesti pubblicitari e marchi come se dovessero rilanciare l’immagine dell’ex scalo; Demetris Taliotis, Costantinos Taliotis e Orestis Lambrou hanno proposto un parcheggio funzionale fuori dallo scalo; Socratis Socratous ha riflettuto sul ruolo dell’Onu a Cipro e, infine, Vicky Pericleous ha messo insieme frammenti di video e foto degli anni Settanta.
Durante la mostra anche la città sarà coinvolta con conferenze e con l’invito, ogni due o tre mesi, rivolto a un artista di nome internazionale a lavorare con un collega cipriota. Tutto questo fino al 2013, poi Uncovered Cyprus dovrebbe trasferirsi al Depo di Istanbul e al National Museum of Contemporary art di Atene.

Il sogno, spiega la Senova, sarebbe realizzare delle installazioni dentro l’aeroporto stesso così che l’Onu sarebbe costretta ad aprirlo al pubblico. Si capirebbe come almeno i ricordi e l’immaginario delle due popolazioni forzatamente divise hanno invece uno spazio comune di condivisione. Ci si interrogherebbe sul senso che ha la presenza dell’Onu, da 36 anni ridotta a ruolo di mero simbolo militare; potrebbe anche cominciare a farsi strada un’idea diversa sul perché i negoziati non vanno mai in porto.
Insomma l’arte potrebbe portare un approccio nuovo al problema. Qualcosa di alternativo al solito stallo.
I precedenti per poter sperare che i cambiamenti accadano davvero attraverso l’arte sono rari, ma in questo 2011 di sorprese chissà che l’ultimo colpo d’ala non venga da Cipro. •

www.uncovered-cyprus.com