Inside Art Anno 4 Numero 36 settembre 2007
Incontro con Pietro Roccasalva
Osannato dalla critica, con all’attivo numerose personali e collettive in Italia e all’estero, Pietro Roccasalva è un personaggio sui generis. Non esistono sue immagini, sul web solo una foto sfocata fatta alla cerimonia di premiazione del Furla. Non ama farsi ritrarre, forse è un fantasma o un vampiro, o è solo una delle sue tante “ossessioni”. L’entourage, dopo le ripetute richieste, ha concesso solo un autoritratto. Genio o folle (ma le due cose sono imprescindibili) si esprime con un linguaggio criptico e misterioso nell'arte e nella vita. Le sue risposte sono un capolavoro di ironia e sintesi. Definire la sua “cifra pittorica” è difficile. Le opere, installazioni, sculture, video e tableaux vivant ruotano attorno alla dea pittura che pervade e ispira tutto. Simulacri e fantasmi animano quelle che possiamo considerare narrazioni: ogni opera è una storia aperta, totalizzante, in cui esplode e implode un significato, un'immagine antica di vita e di morte, di assoluti, di verità o di qualcosa che si avvicina alla verità.
Dalla piccola Modica alla grande e frenetica Milano. Come vive e lavora un artista in questa realtà che offre grandi opportunità ma può anche condurre a pericolose derive?
«La mia indole di apolide non mi salva fortunatamente dalle pericolose derive, tutte dentro il mio studio, sia esso a Milano, Modica o New York».
Vincitore del premio Furla nel 2005, uno dei più prestigiosi riconoscimenti per un artista emergente. Cosa è cambiato da allora?
«Sono già passati due anni?».
Situazione d'opera: così definisci le tue creazioni. Cosa intendi?
«Il raggio d’azione di un quadro in quanto “artificio intelligente” o simulacro».
Installazioni, sculture, video, tableaux vivant. Ogni linguaggio utilizzato ha come fil rouge la pittura. In che modo invade le tue opere?
«Tutti quei linguaggi sono tappe autonome nel processo che ha come punto di partenza e di arrivo la pittura».
Come sopravvive la pittura e in generale l'arte al predominio delle nuove tecnologie, al mondo della riproducibilità e del consumo mediatico?
«Come sopravvive una gara d’atletica, una partita di calcio. È inevitabile come la fisiologia. È una performance im-mediata come qualsiasi altro bisogno fisiologico».
Contaminazione è la parola chiave. Tradizione e modernità, richiami alla filosofia e alla religione si ritrovano sempre nelle tue opere. Quali messaggi vogliono trasmettere e quali riflessioni dovrebbero generare nello spettatore?
«Io direi che la parola chiave è passatempo, “the skeleton key”, la chiave passepartout. Non vogliono trasmettere messaggi ma più crudelmente vogliono assoggettare lo spettatore, come hanno già fatto con me, previo abbandono».
Le tue sono opere aperte, narrazioni che come dice Di Pietrantonio “scavano nelle radici del sapere, della storia”. Ti ritrovi in questo giudizio e cosa aggiungeresti?
«Aggiungerei che le mie sono opere con la bocca aperta, lupus in fabula, per la “mise en abîme” continua di tutto ciò che incontrano. La storia è una delle narrazioni che può cadere in questo gorgo». Cosa pensi dell'attuale panorama artistico italiano e a quali artisti ti senti più vicino? «Questa domanda vorrei evitarla».
Esponi spesso all'estero quindi hai modo di confrontare la realtà italiana con quella degli altri paesi europei. Potresti delineare affinità e differenze?
«Ogni mostra è un mondo a sé stante che non può essere ricondotto a un discorso nazionale. Forse, generalizzando, all’estero ci sono meno filtri nella fruizione del lavoro». Ci sono dei maestri che in qualche modo hanno influenzato la tua visione dell'arte? «Sono stato influenzato dalle stesse ossessioni che hanno influenzato i tanti maestri».
L’ARTISTA DEL MESE
Pietro Roccasalva è nato a Modica nel 1970. Diplomato in Pittura all’accademia di Belle arti di Brera, nel 2002 partecipa al Corso superiore di arte visiva della fondazione Antonio Ratti a Como con Giulio Paolini. “Per l’impegno e l'ambizione. Perchè è riuscito a sorprendere con la sua ambiguità e complessità visionaria. Per la volontà di riconoscere le radici culturali della tradizione italiana. Per la sua inventività e versatilità tecnica che è riuscita a riportare nel quadro ciò che era fuori”.
Questa la motivazione con cui la giuria del premio Furla gli ha conferito nel 2005 il prestigioso riconoscimento. Il campo di azione specifico del lavoro di Pietro Roccasalva è la pittura, anche e soprattutto nei suoi ambienti, installazioni, sculture, video e immagini digitali. I suoi lavori – “situazioni d’opera” come l’artista stesso li chiama – sono infatti strutture estremamente variabili che visualizzano l’intero processo che conduce all’elaborazione e alla realizzazione di un’immagine in pittura. Tra i più interessanti artisti italiani sulla scena internazionale ha esposto in numerose istituzioni e gallerie. Attualmente Pietro Roccasalva vive e lavora a Milano.
LA MOSTRA
Truka da Bergamo a Siracusa
Dopo la Gamec di Bergamo la mostra “Truka” fa tappa in Sicilia. Pietro Roccasalva ha realizzato tre opere che formano un’unica “situazione d’opera”, come lo stesso artista definisce le sue complesse installazioni. Al centro del lavoro la pittura, la sua storia e le sue condizioni di esistenza. L’artista tocca figure chiave come il simulacro e la finzione, i sistemi di verità, la continuità della tradizione e la trasgressione linguistica. Fino al 23 settembre, galleria civica d’arte contemporanea Montevergini, via Santa Lucia alla Badia 1, Siracusa. Info: 093124902; www.montevergini.com.