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Inside Art Anno 6 Numero 51 febbraio 2009



Cercasi Amore. E buon divertimento

Maurizio Zuccari



The Living Art Magazine


LIVING ART
Notizie La creatività sia con voi di Simone Cosimi 6
Visto da Fingere con avidità di Ornella Mazzola 11
In cartellone Expo mondo di Silvia Bonaventura 12
Expo Italia di Martina Altieri
Nel mondo Tate triennial, nuovi orizzonti mentali di Maria Cristina Giusti 16
Copertina Cercasi amore. E buon divertimento di Maurizio Zuccari 18
Affetti surreali intervista con Arturo Schwarz di Giorgia Bernoni
I ritratti ibridi di Mastromatteo di Denis Curti
Primo piano Perino & Vele, la pelle delle cose di Maurizio Zuccari 22
Eventi & mostre “Emerging talents”, mettersi in gioco è un’arte di Nadine Solano 28
Ostia, memorie postmoderne di Claudia Azzara
Musei & gallerie Riso, Palermo diffonde arte di Anita Tania Giuga 32
Maramotti, passioni dal volto umano di Giulia Cavallaro
Condotto C, la libertà di osare in un luogo vergine di Rosita Canella
Cardi, sguardi incrociati sull’arte di Carmen Lopez del Valle
Indirizzi d’arte Le esposizioni in Italia di Maria Luisa Prete 42
Vernissage Le inaugurazioni in Italia di Annarita Guidi 48
Foto & video Mario Giacomelli, dalla terra al cielo di Alessandra Vitale 50
Gli scatti da non perdere di Giorgia Bernoni
“The photographer”, fotografi sotto scatto di Anna Carone
Daniele Puppi, l’opera è nello spazio di Claudia Quintieri
Talenti emergenti Luisa Catucci, alla ricerca dell’utero universale di Maria Luisa Prete 58
Speciale Oscar, il coraggio di (non) osare parlano Canova e Silvestri di A. Guidi 62
Mercato & mercanti Da Roma a Berlino passando per Focus di Claudia Quintieri 66
Aste, battute al ribasso di Elida Sergi
Mipiacenonmipiace Fumosi dispendi di Aldo Runfola 70
Formazione & lavoro Premio nazionale delle arti, i talenti in cattedra di Laura Andrenacci 72
Iif Milano, gli scatti del domani di Mattia Marzo

MATERIAL ART
Architettura Sergei Tchoban, utopie dalla grande madre di Paola Buzzini 76
Carmody Groarke, minimalisti del nostro tempo di Lucia Bosso
Aalto & Co., Roma scopre la Finlandia di Massimo Canorro
Metropolis Fleur, ditelo (anche) con i fiori di Sophie Cnapelynck 80
Design & designer Triennale design museum, icone che mutano pelle di Paola Buzzini 82
Alessandro De Benedetti, quella donna così gothic di Giulio Spacca
Sergio Fabio Rotella, oggetti libera tutti di Giulia Cavallaro
Ferrari F60, un giaguaro col muso da furetto
un commento di Rodolfo Gaffino, Ied Torino, di Silvia Bonaventura

ABOUT ART
Letture & fumetti Tullio Pericoli: paesaggi, cicatrici con un’anima di Checchino Antonini 88
Musica & visioni The wrestler, morti e perdenti di Annarita Guidi 92
Maurizio Scaparro, una biennale marittima di Elena Mandolini
Pacifico, il parolaio delle star di Simone Cosimi 96
L’opera benedetta Licata lo spazialista di Benedetta Geronzi 98


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Marcel Duchamp
Il grande vetro completo
o
La sposa messa a nudo dai suoi scapoli
1965

A come amore. Non è un caso, forse, che nell’alfabeto della lingua, come sul palcoscenico della vita, la a di amore sia in prima fila. Cosa c’è di più essenziale, spesso esiziale, dell’amore? Cosa ci fa, come questo, toccare il fondo o superare noi stessi? Nulla. L’amore è, come la morte, una delle due realtà insondabili, inconoscibili di questa vita. Quindi destinate a fascinare e affabulare le umane genti – ma anche animali, e piante, eccetera – finché queste calcheranno il mondo che gli è stato dato in sorte d’abitare.
E se per ventura ciò non dovesse più accadere, se cioè dovessimo venire a capo pure dell’amore e della morte, incaponirci a svelarne i misteri, poveri noi. Saremmo già in un mondo di là. Disumanizzato più di quanto lo sia l’oggi.

L’arte, poi. Cosa non è stato detto sull’amore, da millenni in qua? Quale sua essenza non è stata filtrata dalla dimensione artistica, declinata in ogni possibile sfaccettatura? Eppure, se sfogliamo i cataloghi d’arte, dalla Venere di Milo all’Origine del mondo di Gustave Courbet, ci accorgiamo che alla voce contemporaneità si registra il nulla. Nulla di nulla: non una mostra, tanto meno opere degne d’allumare il proprio tempo. Neppure questo è un caso: ciò che da sempre ha ispirato legioni d’artisti o sedicenti tali, oltre al quotidiano vivere, è come scomparso dalle voci in catalogo, dalle curatele, dalle pulsioni creative. Tace la scintilla divina nella mente e nel cuore degli umani. Uomini e donne sono troppo immersi nelle proprie solitudini, nella paura d’amare, per crederci ancora. E chi ci crede, povero lui. L’arte, gli artisti contemporanei, sono troppo preoccupati di raccontare il vuoto che li circonda per correre ancora appresso all’amore, il più usato e abusato dei sentimenti.
Sangue merda follia idiozia aria fritta: tutto si macera nel calderone della contemporaneità, tranne l’amore. Bolle, nel magma dell’oggi, quello che solo menti perverse possono separare da esso: l’eros. Ribolle fino a essere divenuto, esso sì, segno ed essenza dell’arte, deprivato d’ogni parvenza di realtà, come di rottura realmente libertaria.

E qui siamo alla terza a: anarchia. Di quanto ci sia bisogno di questa al mondo d’oggi non è solo la così detta caduta delle ideologie a dirlo. Lo chiede il nostro stesso tracciato vitale, se non vorremo sostituirlo del tutto col codice a barre. Molto tempo prima dell’avventarsi del cristianesimo sulle nostre carcasse, la Roma delle origini festeggiava il 15 febbraio la fine dell’inverno e la fertilità femminile con un rito: i Lupercalia.
Sacerdoti e giovinastri ignudi correvano giù dal Palatino ululando e frustando tra le cosce con stringhe di pelli di lupo ogni femmina che gli si parava innanzi, che data la liberalità dei tempi neppure portava mutande e per solito si prestava volentieri alla bisogna. Il tutto finiva come si può immaginare. L’allegra festicciola resse finché papa Gelasio I proibì anche l’ultimo rito pagano, poi sostituito dai riti carnascialeschi e nella tradizione liturgica in parte dalla Candelora, cioè la celebrazione della verginità di Maria, in parte dal culto di san Valentino. Vescovo ternano (o patrizio romano) martirizzato e divenuto simbolo d’amore eterno. Oggi che il casto Valentino si è ridotto a supporter di cioccolatini e orsacchiotti, come già il povero santo Nicola, alias Babbo Natale, di regali tout court, il cerchio è completo e pare chiudersi alla voce mercato. Se questo sia stato un progresso, fate voi.
Almeno,godiamoci il carnevale che ci resta. Con amore.