Inside Art Anno 6 Numero 52 marzo 2009
Intervista a Dolce & Gabbana che hanno lanciato la linea make-up con una mostra sui fotografi di Vogue.
Gli stilisti: «La moda è un lavoro artistico ma non è arte»
La bellezza è stata nel tempo idealizzata, canonizzata, fraintesa, demonizzata, condannata. Ci siamo chiesti che valore abbia oggi, quando sembra dominare un mondo sempre meno “bello” ma anche paradossalmente sempre più spaventato dagli inestetismi, un mondo ancora maschile ma con una fortissima connotazione femminina in tanti settori e ambienti. Come quelli dell’arte e della moda. E allora chi meglio di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, reduci dalle sfilate alla settimana milanese della moda e protagonisti della mostra fotografica “Extreme beauty in Vogue” a Milano, e di accuse di una forma di misoginia spinta un paio di anni fa per via di una campagna pubblicitaria che molti ricorderanno, potrebbero illuminarci sulle contraddizioni moderne dell’apparire e sull’evoluzione del concetto di bello declinato al femminile, ma non solo? Per capire gusti e tendenze dei nostri giorni sulla passerella e in galleria. La mostra che ha inaugurato il 4 marzo a palazzo della Ragione, unisce l’idea di arte a quella di moda.
Questi sono ancora due sostantivi femminili? E come si è evoluto nel tempo questo rapporto riguardo alla sessualità?
«Per noi la moda non è arte, possiamo certo definirla un lavoro artistico ma non è arte. Non parleremmo di contrasto tra una parte e l’altra, piuttosto nel tempo sia nel primo campo che nel secondo si sta cercando sicuramente un equilibrio tra la parte maschile e quella femminile».
Ma quale relazione esiste oggi tra arte e moda e quali vantaggi possono venire all’una e all’altra da una collaborazione?
«Probabilmente i vantaggi sono soprattutto due: la possibilità di esprimere la creatività a trecentossessanta gradi e il fatto molto positivo che esercitano la propria influenza l’una sull’altra».
Oggi si ha l’impressione che la bellezza da sola non basti più, nella moda come nell’arte, nella tv e nella pubblicità, anzi questa è sempre più spesso associata alla provocazione. Quando è iniziato questo processo?
«Più o meno è coinciso con l’inizio del nuovo millennio ed è causato principalmente dalla ricerca di una bellezza che non è vera, che non è reale. Ecco da dove proviene il disagio e il bisogno di ricorrere alla chirurgia estetica e ai ritocchi al computer delle immagini», dice Stefano. E Domenico gli fa eco: «Poi bisogna anche distinguere tra ciò che è una provocazione e ciò che invece è solo volgarità. Ecco, in giro si vede molta più volgarità che provocazione».
Che idea di bellezza cercate di diffondere con la vostra attività e il vostro stile?
«Una bellezza di tipo mediterraneo per quanto riguarda i colori, ma che significa anche star bene con se stessi e con il proprio corpo. L’ideale della bellezza tende sicuramente alla perfezione, altrimenti non sarebbe un ideale, ma per noi la ricerca della bellezza non è solo questo, è anche la ricerca della bellezza nell’imperfezione».
Perché abbinare al lancio della vostra prima linea di make-up una mostra fotografica, che impatto pensate possa avere sul pubblico una campagna di questo genere e quanta influenza ha l’arte sulla massa?
«Questa mostra, come la nostra moda e di riflesso la nostra linea di make-up, celebrano la bellezza.
Volevamo fare un regalo alla città di Milano che ci ha dato tanto e che ha visto Dolce & Gabbana nascere e diventare la realtà che è oggi. La moda è considerata spesso come un mondo elitario e per pochi, con questa mostra abbiamo voluto aprire le sue porte al pubblico e soprattutto ai giovani, cercando di parlare il loro linguaggio e proponendo una selezione di immagini che possa suscitare emozioni e riflessioni su come il concetto di bellezza sia cambiato ed evoluto nel tempo».
Quali fotografi preferite tra quelli in mostra?
«Come si fa a scegliere un capolavoro tra capolavori? Le immagini in mostra sono il meglio di quanto pubblicato negli ultimi 75 anni su Vogue, la rivista considerata all’unanimità come la Bibbia della moda dai maestri della fotografia mondiale».