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Inside Art Anno 7 Numero 61 gennaio 2010



A Est qualcosa si muove

Maurizio Zuccari

Una nuova generazione di artisti e linguaggi è cresciuta



The Living Art Magazine


Sommario Inside Art #61 – gennaio 2010

Notizie
Pirellone ad arte di Valentina Cavera

Visto da
L’Africa mai vista di Ornella Mazzola

In cartellone
Expo mondo di Silvia Bonaventura
Expo Italia di Camilla Mozzetti

Copertina
A Est qualcosa si muove di Maurizio Zuccari
Scatti dal nuovo Occidente di Filippo Maggia
Davide Monteleone, attraverso il muro di Giorgia Bernoni
Mauro Galligani, cartoline dal passato di Alessandra Vitale

Primo piano
Sabrina Mezzaqui, lo spazio dietro le parole di Maria Luisa Prete

Eventi & mostre
Barock, lo spettacolo degli eccessi di Fabrizia Palombo
Giulio Paolini, dimensioni del classico di Maria Luisa Prete

Musei & gallerie
Ciac, un parallelepipedo d’arte e cemento di Lori Albanese
Centro culturale francese, una certa idea dell’arte di Silvia Moretti

Vernissage
Le inaugurazioni in Italia di Margherita Criscuolo

Indirizzi d’arte
Le esposizioni in Italia di Maria Luisa Prete

Foto & video
Gli scatti da non perdere di Giorgia Bernoni
Gli abitanti di Gaia di Alessandra Vitale
Fotografia italiana, documentare gli scatti di Giorgia Bernoni
Bologna, gli ibridi di Netmage di Claudia Quintieri

Talenti
Arash Radpour, sogni di corpi e paesaggi di Giorgia Bernoni

Controstoria dell’arte
Medioevo prossimo venturo di Pablo Echaurren

Mercato & mercanti
Arte fiera, giovani gallerie crescono di Giulia Cavallaro Aste, successo pugliese di Elida Sergi
L’arte da difendere di Marilisa Rizzitelli
Ermanno Tedeschi, l’arte del buonumore di Giorgia Calò

Mipiacenonmipiace
Ineffabili memorie di Aldo Runfola

Formazione & lavoro
Rutger Hauer premia i corti di Alessia Cervio
Bauer, fotografi di ieri e di oggi di Mattia Marzo

Architettura
Expo 2010, Bologna strega Shanghai di Raffaella Rossetti
Auto, emozioni da museo di Silvia Bonaventura

Metropolis
White gallery, Harrod’s stile capitolino di Camilla Mozzetti

Design & designer
Francesco Scognamiglio, miti e visioni della donna delle stelle di G. Spacca
Esercizi di stile di Chiara Perazzoli
Il tappo dopo Bacco di Raffaella Rossetti

Letture & fumetti
Imprimatur, visto (non) si stampi di Maurizio Zuccari
Roberto Perini, lampi di significato di Marilisa Rizzitelli

Musica & visioni
Lorenzo Palmeri, cantastorie di design di Simone Cosimi
Antonio Latella, passioni e ossessioni di Elena Mandolini
Avatar, profondamente falso di Annarita Guidi

L’opera benedetta
L’eccezione Terna di Benedetta Geronzi


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Da Napoleone a Baffetto, in arte Führer, molti sono stati i conquistatori del mondo a restare imparpagliati nelle spire del Generale inverno, dalle parti di Mosca e più in là. In attesa che il genio militare di George Obama maturi gli stessi effetti nell’innevato pantano afghano, a Est qualcosa si muove, tra lastroni e ghiacci smossi dal generale.
C’è che una generazione cresciuta fuori dal pane e sale del socialismo reale è maturata, ha cominciato a riflettere sul proprio vissuto, artisticamente e politicamente parlando. Sull’Ovest che prometteva il nuovo e ai più ha dato lustrini e briciole, l’ingresso al club dei ricchi mentre il banco non fa cassa. Sono cresciuti, gli artisti oltre la ex Cortina di ferro, e questa da punto di demarcazione fra due mondi, fra due odi, è diventata luogo di pellegrinaggio artistico, come insegna su queste pagine Davide Monteleone, promessa nostrana in campo fotografico. Su cosa si muova nell’Impero perduto – azzeccato titolo dell’ottimo lavoro di Mauro Galligani – in particolare in questo settore, sono Filippo Maggia e Alessandra Mauro a raccontarlo, e l’immagine di Anastasia Khoroshilova scelta per la copertina è lì a mostrarlo. Un’arcaica, nordica bellezza che fa a pugni col concettuale che va per la maggiore di qua e di la dall’ex linea del fronte ma, forse, consente di tornare all’abc di senso smarrito nell’Inverno del nostro scontento, per dirla come John Steinbeck. Ma qui non sono monarchi shakespeariani fregati da un cavallo bizzoso o poveri droghieri turlupinati dal mito nordamericano i fottuti dalla storia.
È piuttosto l’Ovest che, davvero, nulla sembra offrire di nuovo, parafrasando il titolo dell’opera culto di Remarque-Milestone. Così, mentre il belmondo e quello che bello non è s’interroga sul muro di Berlino a vent’anni dal suo sbriciolarsi, altri riti & miti emergono da quelle macerie.
Forse destinati anch’essi a disciogliersi come neve al sole, quando il generale dovrà indietreggiare di fronte all’incalzare della primavera, della rinascenza artistica dell’Occidente. Ma per ora tutto ciò appare un’ipotesi, più vitali le steppe d’Oriente dei salotti nostrani, più madide di sogni le ex repubbliche sovietiche, anche se infranti. Proprio perché infranti.
Certo, non basta una biennale per fare dell’Est post sovietico una fucina del Rinascimento – e Mosca non è Abu Dhabi – e se qualcosa si muove davvero, da quelle parti, sarà sempre all’Ovest che dovrà staccare il biglietto per il successo. Ma il generale se la ride, per ora. L’inverno passerà, ma nessun conquistatore è all’orizzonte, al momento. Non dalle sue parti, almeno.