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  Natura come spazio politico, sociale e utopico


La nozione della Natura ha subito profondi mutamenti e non può essere assunta da un unico punto di vista fisso e statico. Anche le relazioni tra le produzioni artistiche e le pratiche culturali riflettono il nomadismo degli spostamenti e i cambiamenti contemporanei. Dall'Informale a Fluxus, dalla Land Art all'Arte Povera, il "senso" di un mondo naturale è stato spesso al centro delle pratiche artistiche. Ma ciò che caratterizza il nostro moderno rapporto con la natura è la sua dimensione critica. Le ragioni sono molteplici. Come dice Jacques Leenardt: "In seguito all'ampia urbanizzazione delle nostre società la natura è apparsa sempre più come un residuo, cioè come qualcosa che si doveva ancora conquistare o integrare nella modernità urbana". La natura non è più contemplativa, ma attiva e consapevole e si trasforma in una nuova attitudine riflessiva nello spazio dell'arte. La presa di coscienza ecologista: molti storici collocano il momento della bomba atomica come punto iniziale della riflessione. Dopo questo evento il rapporto fra l'uomo e la natura si è stravolto.

Synapser propone un ripensamento in termini sociali della natura come spazio politico esperito dagli artisti in una pluralità eterogenea di linguaggi, che parafrasando Lefebvre si sviluppano negli interstizi della realtà come campo eventuale tra l'esperienza dello spazio, la sua rappresentazione e lo spazio immaginato. Un riscontro con le politiche ambientali internazionali nel tentativo di prendere posizioni precise anche se riassorbite nell'ambito dell'estetico. Dalla campagna Power Switch alla costruzione di un sostegno collettivo alla ratifica dell'accordo di Kyoto, nonostante la mancata firma del protocollo da parte degli USA. La natura come referente atavico e primordiale per l'uomo, concezione animistica del mondo, empatia con l'orizzonte del biologico e del molecolare. A tutti i livelli e partendo dal basso. Sono forme di vite colte nel momento reattivo della creazione. Come in certi disegni di Louise Bourgeois realizzati già a partire dagli Anni Cinquanta che evocano germinazioni in atto. Nuove Nascite. Nel 1986 Joseph Beuys invitato a partecipare a Documenta 7, piantò 7000 querce. L'artista agiva nella realtà, dentro e fuori la Natura. L'ultimo (utopico) progetto mai realizzato per la morte di Beuys prevedeva un bombardamento dell'Appennino Abruzzese con finti ordigni incendiari lanciati da un elicottero per diffondere semi. Ancora nuove nascite di piante, alberi e fiori.

Partire dallo spazio pubblico per affrontare la "questione naturale" significa ripensare e ri-inventare i rapporti tra corpo individuale e corpo sociale. Inevitabile conseguenza, la città subisce un processo di massificazione e deteritorializzazione che la allontana progressivamente dagli individui che la abitano. Ecco allora le nuove città, con le loro zone commerciali o industriali, i parchi che raggruppano i centri economici e di ricerca… e poi le zone abitative relegate alle periferie residenziali o a quelle in costruzione, portano all'estremo il principio abitativo dello spazio. Spesso questo insieme è circondato da favelas in cui vivono quelli fuggiti dalle campagne o i rifugiati provenienti dalle città, villas miserias, le chiamano in Argentina, ma le ritroviamo in tutto il mondo. Los Angeles, la città che non ha nessun luogo, spezzettata dalle autostrade e Rio de Janeiro, la città di qualche luogo, mosaico di quartieri in violenta lotta fra di loro. Queste potrebbero essere i prototipi delle nuove città e, per rimanere nei confini nazionali, vale la pena ricordare il caso di Milano e di Roma. Stefano Boeri in un suo recente articolo analizza un nuovo fenomeno che si sta svolgendo nella capitale lombarda, Milano, "straordinaria nel connettersi con reti lunghe nel mondo, ma misera nel prendersi cura dello spazio pubblico", quindi indifferente a quella immensa ragnatela di reti che abita la città e ai 10.000 cittadini che non hanno una casa, ma che vivono e lavorano nella città. Una città chiusa nei suoi "interni" preziosi e localmente disconnessi (dalla Fiera alla Triennale, dagli showroom ai loft, dalle stanze degli uffici ai salotti) chi è "fuori", là negli spazi esterni della città "non perde solo la voce, non ha presenza". Poi Roma su cui si sta abbattendo una melassa di cemento, la cubatura prevista dal Piano Regolatore è infatti pari a circa il 10 per cento dell'intera capitale. Un attentato alla città come bene comune, ma anche un attacco alle forme dell'abitare e quindi alle relazioni sociali che le determinano. Bruciando intere parti del territorio, si mettono in discussione gli stessi elementi di identità collettiva. E su questo è utile ricordare Antonio Cederna, padre dell'ambientalismo italiano e teorico di un urbanistica come disciplina capace di "assicurarsi gli interessi collettivi contro i privilegi dei pochi".

La premessa è una riflessione sulla città vissuta come spazio di immaginazione e di utopia, dove poter pensare un'alternativa al già esistente. Gli elementi della natura e il mondo animale diventano gli strumenti per la progettazione di spazi utopici e in trasformazione, nuove aree di relazione tra interno e esterno, specchio della schizofrenia di umani "civilizzati", o semplicemente soggetti scelti per comunicare la poesia della semplicità. Il mondo naturale è "invisibile" quanto la popolazione che abita le baraccopoli, ignorato dalle politiche economiche globali, dimenticato dalle amministrazioni pubbliche, sottratto agli abitanti dello spazio urbano.

Le ultime tendenze dell'architettura contemporanea sono sempre più proiettate verso la costruzione di strutture "molli" o "poco architettoniche" e sempre più vicine a forme naturali (per esempio le progettazioni urbane e le superfici liquide dello Studio Acconci e le superfici ondulate di Herzog&De Meuron e Zaha Hadid).

Si può dunque "ri-fare" l'ambiente e la Natura seguendo le regole, le norme e i precetti di una nuova forma di autoproduzione architettonica individuale?


Kristine Alksne
Gabriel Acevedo Velarde
Andrea Aquilanti
Alterazioni Video
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Rossella Biscotti
Flavio Bonetti
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Bianco-Valente
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