Opere di artisti
contemporanei internazionali o dei
pionieri di quelli che erano nuovi media cinquant'anni fa, sono accostate alle
tecnologie più avanzate. Il senso delle une e delle altre è a volte difficile da capire, ma entrambe sono capaci di far viaggiare
l'immaginazione; di tenere svegli o di far sognare. E' la mostra
"Happy Tech. Macchine dal volto umano" alla Triennale Bovisa di Milano. Qui
non si parla di meccanismi o di macchinismo, di cloni o di embrioni, di plutonio o propaganda, di realtà aumentata o di vita rubata, di elitarismo o di ubiquità...
O sì?
Cristiana Perrella, che ha curato l'evento insieme a Giovanni Carrada, risponde alle domande di Massimo Marchetti
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