L'autore di questa immagine non si affida a linee o a forme (regolari o irregolari), ma a due colori e ad alcune parole, che compongono una frase… in inglese.
Il colore rosso domina la superficie, per darne spiegazione mi affido ad un grande maestro.
«Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell'interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. (…) Il rosso medio (…) ha la stabilità di un sentimento profondo: è come una passione che arde senza scosse, una forza sicura di sé che non è facile soffocare» (Wassily Kandinsky "Lo spirituale dell'arte" 1910).
La frase, ripetuta più volte, è "incisa" (più che scritta) in nero.
«Il nero è qualcosa di spento, come un rogo arso completamente. E' qualcosa di immobile, come un cadavere che non conosce più gli eventi e lascia che tutto scivoli via da sé» (Ibidem).
Una grande passione, un grande sentimento arde nell'interiorità dell'autore. Tuttavia la frase, che si riferisce a questo ardore, non è incisa in rosso sul nero, ma esattamente il contrario. E' come se la passione, l'umano, soffocasse la profondità.
Il buio, la profondità, normalmente fa paura, perché vi si può nascondere di tutto… eppure l'autore si esprime attraverso questa profondità: è caos, ma dal caos può nascere di tutto, è il luogo dove tutto è possibile, lo spazio delle infinite possibilità.
Il movimento letterario gotico tardo ottocentesco, la cultura Dark o Goth degli anni Ottanta, il movimento Emo contemporaneo, hanno espresso questa potenzialità del colore nero.
Il corpo (rosso sangue) ci limita, non è infinito, ma finito. Può essere controllato, sottoposto a regole, delimitato da linee di contorno. Il nero, invece, no (le linee di contorno di solito sono nere).
Il significato della frase amplifica un messaggio che probabilmente sarebbe "passato" lo stesso anche ripetendo e dissolvendo una stessa forma piuttosto che delle parole. "I don't give up": non mi arrendo, non abbandono, non rinuncio, non lascio… Vi sono tante possibili sfumature diverse in questa frase. Il carattere (il font) utilizzato, così irregolare e sporco, suggerisce l'idea di una scritta a mano, di un graffio, di una incisione: un gesto personale che si oppone all'uniformità. La frase si ripete, ma mentre nella parte alta si impone nel suo essere espressione verbale, nella parte bassa, consumata, si impone nel suo essere una puro segno grafico, un insieme di semplici forme irregolari.
L'uso delle parole all'interno delle immagini si è diffuso alla fine dell'Ottocento nei manifesti, nelle locandine dei locali, poi, il Futurismo, russo e italiano, ne hanno fatto uso anche in pittura e così questo uso si è diffuso nelle "arti maggiori". Il pensiero sequenziale (delle parole) si esprime concomitante al pensiero simultaneo (espresso dall'immagine). Sicché l'immagine complessiva che ne scaturisce non è più una immagine statica, ma una immagine che "si muove", che suggerisce una sequenza temporale.
Si può riconoscere dunque una sequenza in questa immagine, ma l'origine e il destino (l'inizio e la fine) di questa sequenza non sono chiari. L'autore ha costruito una immagine "aperta", almeno a due possibili diverse interpretazioni.
Il significato cambia a seconda se si legga la sequenza dall'alto verso il basso (come in una tavola oculistica) o dal basso verso l'alto. Nel primo caso il desiderio di non soccombere all'uniformità viene progressivamente represso; nel secondo caso è il desiderio che emerge con sempre più forza ed energia dal fondo piatto.
La scelta del "finale" è rivolta all'interpretazione dell'osservatore.
INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida:
http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251