L'occhio dell'osservatore è catturato di primo acchito dallo sguardo intenso della ragazza che guarda in direzione della macchina fotografica.
Ma quest'immagine non è un ritratto.
Bottiglie e flaconi di prodotti per l'estetica sono il primo elemento "di disturbo"; o meglio, "di disturbo" se quest'immagine fosse un ritratto; ma non è un ritratto. Bottiglie e flaconi sono allora il primo elemento chiarificatore di un contesto più ampio, che si apre verso destra e presenta una prospettiva di tre volti femminili (di tre età diverse).
Il contesto è quello di una sala per acconciature femminili.
Fino ad ora abbiamo abituato i lettori a ricercare in ogni immagine fotografica dei possibili riferimenti alla pittura antica per meglio chiarirne il significato. Nel caso di questa foto, però, la prospettiva di volti a destra mostra una sfocatura regressiva dell'immagine verso il punto di fuga, che è una caratteristica visibile solo in una immagine fotografica, non in pittura.
Nelle immagini pittoriche figurative del passato, organizzate secondo una geometria prospettica, non accadeva mai che i pittori mettessero a fuoco dei particolari nel fondo del quadro e lasciassero sfocati quelli in primo piano. Dal primo Seicento in poi poteva accadere che, per dare risalto a dei particolari sul fondo di un quadro, si organizzasse la luce artificiale perché gli desse evidenza rispetto ad un contesto più buio (Cfr. la sfida precedente). Ma la sfocatura era un effetto comprensibile solo per rappresentare gli soggetti distanti, sullo sfondo. Più un soggetto era lontano, più appariva sfocato, perché affievoliva la nettezza visibile dei suoi contorni.
Esisteva la sfocatura progressiva in pittura, ma non quella regressiva, che è stata scoperta soltanto con l'evoluzione delle ottiche fotografiche.
Mettendo a fuoco il fondo di questa immagine l'autore ha dato risalto probabilmente ad un poster attaccato su una delle pareti della sala. Il soggetto principale ritratto da questa fotografia non è dunque una ragazza, ma il supporto su cui è rappresentata l'immagine di questa ragazza. E' la presenza del poster a creare questo gioco di rimandi: lo sguardo della ragazza è un pretesto per costruire un'immagine che ritrae un'altra immagine.
Nel corso della storia dell'arte molti artisti hanno ritratto altre immagini all'interno dei propri dipinti. Molto comune ad esempio è il ricorso alla rappresentazione di ciò che è riflesso all'interno di uno specchio presente nella scena. Un celebre e antico esempio è quello del Ritratto dei Coniugi Arnolfini di Jan Van Eych (che è del 1434). Lo specchio, come immagine nell'immagine, si fa strumento di rappresentazione di qualcosa che altrimenti non sarebbe coerente col contesto dipinto: ad esempio un particolare visibile soltanto nella parte posteriore del soggetto principale (persona o oggetto che fosse) o ancora un pretesto per includere all'interno del dipinto - come nel caso citato di Van Eyck - l'immagine del suo autore.
Vorrei ricordare che quasi la stragrande maggioranza degli autoritratti sono in realtà il ritratto d'un riflesso nello specchio.
Qui lo specchio non è rappresentato, ma indubbiamente l'autore usa il pretesto dell'immagine nell'immagine per dire ciò che un semplice ritratto non riuscirebbe a mostrare.
Qualcuno, più romantico di me, potrebbe leggere in questa immagine la rappresentazione di quattro età diverse della donna: l'infanzia (nella quale è necessario che la donna venga "presa per mano"), la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Di queste quattro età la giovinezza è l'unica a non essere stata direttamente rappresentata dall'autore dell'immagine, ma attraverso un "surrogato" che raffigura un modello di femminilità.
Io non sono poi così romantico e non voglio sottolineare troppo quanto l'immagine potrebbe rappresentare, vorrei limitarmi invece a descrivere il linguaggio e gli strumenti che essa usa per riuscire a comunicare qualcosa.
Marco Izzolino
INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida:
http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251