Il cielo visto attraverso un cancello.
Direi che sia una immagine piuttosto chiara.
Tuttavia, proprio per la semplice riconoscibilità dei soggetti ritratti, questa fotografa ha una caratteristica importante: essa non ci "dice" qualcosa di ciò che ritrae (che è evidente!), ma ci "dice" qualcosa di chi la realizzata: più precisamente pone l'osservatore nella condizione di chi ha fatto lo "scatto".
Sicché l'utente, nel guardare questa fotografia, non tenta subito di spiegarla, ma si immedesima nella situazione dello stare al di qua del cancello a osservare al di là.
L'autore non rappresenta i contorni dello sbarramento, ma propone una visione solamente parziale del cielo, che non dà scampo alla possibilità di guardare oltre: "se vuoi vedere l'esterno, lo devi fare da qui".
Lo stile della lavorazione del ferro, però, è addolcito da queste volute di reminiscenza barocca e dai pilastrini tortili (tardo ottocenteschi?); questi semplici particolari suggeriscono che non ci troviamo in un luogo penitenziario - dove le sbarre avrebbero marcato simbolicamente la razionale durezza della propria funzione, senza derive di natura estetica - ma tuttavia ci troviamo in un luogo dove è marca simbolicamente l'impossibilità ad uscire "senza filtri".
L'autore avrebbe inoltre potuto rappresentare il cancello in modo frontale; invece a scelto questa visione da sotto in sù, con le prospettive dei pilastrini che pure si proiettano verso l'alto. E' rappresentata dunque una finestra completamente sbarrata, dalla quale non si può osservare "sotto", cioè il resto del mondo, ma soltanto "sopra", verso il cielo.
Dal punto di vista simbolico, la posizione dell'osservatore ricorda quella che i monaci assumevano sull'inginocchiatoio, all'interno delle proprie celle, nell'atto di pregare verso la finestra posta in altro.
Il cielo, così, anche se visibile, spinge a guardarsi dentro, verso di sé, più che verso l'esterno; e anzi invita a non desiderare di stare fuori, pur se non si trova in un luogo di reale costrizione, ma forse dove si è scelto di stare.
Dopo l'immedesimazione con la condizione dell'autore, l'utente può spaziare nella propria memoria alla ricerca di una situazione della propria vita nella quale ha provato una simile condizione emotiva.
… e allora per ognuno di noi questa "finestra sbarrata" diventa la finestra di un luogo diverso… e ognuno di noi aggiunge a questa immagine ciò che si porta dentro… sicché ciò che l'immagine non "dice", cioè quale luogo sia effettivamente rappresentato, diventa la cosa meno importante…
Marco Izzolino
INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida:
http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251