
Per questa immagine mi è stato fornito un titolo: "Prigioniera dei sogni". Preferirei in genere che i lettori non mi inviassero informazioni sulle immagini che mi propongono. Il titolo è già una indicazione molto importante. E questa rubrica è pur sempre una sfida per me!
Spesso capita che chi mi invii l'immagine sia il suo stesso autore; questi fornendomi il titolo mi mette già su una direzione interpretativa, o almeno mi indica la chiave di lettura con cui vorrebbe che l'opera fosse interpretata. Spesso però le immagini rivelano una serie di informazioni inconsapevoli da parte dell'autore che il titolo non fa altro che "ingabbiare".
Jannis Kounellis ha realizzato nella sua carriera artistica quasi esclusivamente dei "senza titolo" proprio per non limitare le possibili suggestioni che le sue opere potessero suscitare negli osservatori, al di là delle sue intenzioni.
Spesso i titoli non solo posso essere ridondanti, ma rischiano di banalizzare una immagine che altrimenti sarebbe ricca di riferimenti e suggestioni.
Ciò è tanto più vero per una immagine che mostri elementi di figurazione come in questo caso: possibili chiavi di lettura sono fornite dall'immagine stessa.
In questo caso l'incorniciatura interna degli angoli dell'inquadratura e la ulteriore riduzione in uno spazio quadrangolare della superficie in cui si trova la figura femminile seduta creano già un effetto di prigionia: la figura appare sospesa in una sorta di ampolla.
Poiché questa posizione della figura femminile limita anche l'osservatore nel riconoscere il contesto in cui essa si trova, sarebbe forse bastato porre un titolo che suggerisse solo tale contesto; intitolando l'immagine, che so, soltanto "Sogno".
In realtà però anche il fondale dell'immagine, quella superficie astratta rossa e nera, allude molto chiaramente, anche se in maniera simbolica, ad una visione macroscopica interna al corpo (umano): la particolare colorazione infatti e l'insieme delle linee irregolari fanno venire alla mente un sistema circolatorio o, ancor di più, una serie di connessioni di cellule nervose.
Si tratterebbe, dunque, di una immagine figuratva interna al corpo, immersa nelle connessioni nervose. Dunque anche il contesto del "sogno" sarebbe stato comprensibile.
In sostanza ciò che vorrei affermare è che il linguaggio delle immagini non ha bisogno di essere spiegato necessariamente con le parole; siamo noi che provenendo da culture che per secoli si sono evolute grazie all'uso della scrittura (e solo parzialmente delle immagini), abbiamo bisogno in un certo senso di avallare le suggestioni provenienti dalle immagini sulla base delle loro possibili traduzioni letterali.
Al di là della questione del titolo, nell'immagine qui presentata sono riconoscibili diversi riferimenti ad immagini del passato, che l'autore/autrice ha saputo connettere tra di loro in un insieme coerente.
Il sogno si identifica con la danza. Questa strana ballerina, che mostra tutta la sua "diversità" sfoggiando una vistosa capigliatura barocca ed un moderno tutù fatto non di matasse di tulle ma di un insieme di filamenti, si mostra stanca e sconfitta (probabilmente dopo la danza).
Due artisti in particolare, Degas e Toulouse-Lautrec, agli esordi delle avanguardie storiche, hanno ammirato e ritratto in numerose le pose le danzatrici. Entrambi hanno più volte rappresentato queste ragazze - di cui ammiravano la capacità di muovere il corpo in perfetta armonia con la musica - in momenti di attesa, di pausa o di conclusione di una danza.
Il corpo seduto perdeva la sua eleganza, la sua armonia, e il tulle che normalmente amplificava gli effetti della rotazione del corpo, lo trasformava in una goffa figura informe.
Una danza che finisce è la fine di un sogno, per chi ha danzato e per chi l'ha ammirata.
Il tappeto, composto di tondi riccamente decorati su cui la ballerina è seduta - e che appare come unico elemento riconoscibile del contesto in cui ella si trova - sembra alludere alla ricchezza delle coreografie di cui è composta una danza, le quali spesso affondano le proprie radici in balli molto antichi.
Ma l'espressione della ragazza è ciò che più mi ha fatto riflettere. Ero convinto di averla già vista, ma non riuscivo a ricordare a quale altra immagine facesse riferimento. Forse non mi crederete ma la chiusura della figura inginocchiata all'interno di una struttura geometrica mi ha fatto venire alla mente, non so perché, la cappella Sistina dipinta da Michelangelo, e da qui poi il collegamento è stato semplice. La danzatrice ha la stessa espressione che Michelangelo ha dato alla Sibilla Delfica, un'espressione di dubbio, di incertezza, che in questo caso l'autore/autrice ha utilizzato per esprimere la paura per il probabile crollo di un sogno.
Marco Izzolino
INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida:
http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251