Capitani coraggiosi

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Indice :

1 La sfida!

2 L'omino che trasporta il rettangolo bianco

3 Lulu/Valentina studentessa in Giappone

4 La maschera

5 Senza titolo (non voglio "soccombere" alla tentazione di usare la frase presente nell'immagine come titolo)

6 La vestizione dei sub-eroi sotto gli occhi delle donne

7 A passeggio nel parco?

8 Dall'alba al tramonto

9 La donna del mistero

10 Il potere del taglio

11 Rifrazioni

12 Le latenze del bianco

13 Il cuore sospeso nell'ombra

14 Da lì qualcuno ci guarda

15 Con titolo

16 Il cielo è azzurro dappertutto!

17 Teatro e pittura, digitale

18 Oldernet

19 Ciò che l'immagine non dice

20 Un lago in "attesa"

21 L'incidente

22 Body-Landscape Art

23 La paura ha un volto (o una maschera)

24 POP-UP

25 Maschere

26 La famiglia

27 Figli dell'iperrealismo

28 Capitani coraggiosi

29 Rettangoli di prato

30 I luoghi della varietà o discorso sul kitsch

31 Fotodinamismi

32 Supponiamo che sia vero, dopo tutto? E allora?

33 L'ambiguità del confine

34 Diruptio








Albrecht Dürer - 1500



Giovanni segantini - 1893

Sono lieto di ospitare in questa rubrica un'opera unica - spero appositamente creata per la "sfida" - e sono ancor più lieto che sia un autoritratto.

L'autoritratto qui presentato propone una posa rigidamente frontale che fu introdotta per la prima volta nella storia dell'arte da Albrecht Dürer.

Nell "autoritratto con pelliccia", del 1500, l'artista tedesco adottò per il proprio volto una posizione ieratica - con capelli lunghi e barba - secondo uno schema di costruzione utilizzato in precedenza per l'immagine del Cristo. In questo modo egli intendeva far riferimento alle parole della creazione presenti nell'Antico Testamento, ovvero che Dio creò l'uomo a propria immagine e somiglianza. Tale idea gli derivava dai suoi rapporti con i neoplatonici fiorentini vicini a Marsilio Ficino, per i quali la "somiglianza con dio" non veniva riferita solo all'apparenza esteriore, ma anche riconosciuta nelle capacità creative dell'uomo.

(Inoltre Dürer pose accanto al proprio ritratto un'iscrizione che recitava in latino: "Io Albrecht Dürer di Norimberga, all'età di ventotto anni, con colori appropriati ho creato me stesso a mia immagine". Intenzionalmente dunque egli scelse il termine "creato" piuttosto che "dipinto": tra i suoi scritti infatti Dürer affermò che la capacità dell'artista partecipa da vicino al potere creativo divino, essendo investito del suo talento da Dio stesso.

L'Autoritratto del 1500 manifesta per la prima volta in immagine la considerazione che gli artisti europei di quel tempo avevano di sé stessi.

Questa posa è stata poi ripresa per i propri autoritratti da molti artisti fino ai giorni nostri. Ne ripropongo una versione tardo ottocentesca di Giovanni Segantini, molto famosa.

Anche se Albert Dürer è stato probabilmente il primo artista a creare una serie di autoritratti, Rembrandt è stato probabilmente il primo artista a studiare intensamente il sé attraverso la pittura. Nel corso della sua vita, 1606-1669, Rembrandt ha ritratto o abbozzato il proprio volto molte volte. Ha creato un patrimonio di più di 75 autoritratti che rappresentano la sua storia, un racconto autobiografico della sua vita turbolenta.

Il suo primo autoritratto risale al 1629, i suoi ultimi a pochi mesi prima della sua morte. In circa 40 anni Rembrandt ha modellato se stesso così tante volte che non si può fare a meno di chiedersi il perché.

Per il giovane Rembrandt, che viveva una vita di stenti e difficoltà economiche, il proprio volto costituiva indubbiamente il modello più facilmente disponibile. Poteva dipingersi, sempre e ovunque, senza dover pagare o affidarsi a un modello professionale.

Ma il vero motivo del gran numero di autoritratti può risiedere nelle limitazioni che il pittore aveva nel ritrarre la clientela tipica del suo tempo. Rembrandt ha spesso dipinto il proprio volto "in profondità", accentuando ombre o smorfie, espressioni particolari che richiedevano l'uso di tecniche che non poteva certo esplorare nel ritratto di un ricco cliente.

In n certo senso il proprio volto ha fornito a Rembrandt una vasta gamma di opportunità di crescita e di scoperta come artista.

La sua visione di sé rifletteva tutte le fasi del suo sviluppo interiore: sperimentale per gli anni di Leyda, in cui era teatralmente travestito, intorno al 1630, più franco e auto-analitico verso il fine della sua vita, ma pieno di semplice dignità.

Rembrandt fu anche il primo artista a ritrarsi utilizzando abbigliamento di vario genere, maschere ed oggetti simbolici, cosicché avesse l'agio di impersonare diversi soggetti; il pittore si è raffigurato nella divisa di soldato, nei distintivi abiti del borghese, con le insegne di un principe o nei panni del mendicante, ecc. proponendosi via via in sempre nuove identità.

Il solo cappello, o copricapo, offriva la possibilità di mostrare un elemento simbolico o di caratterizzazione sociale quando nel ritratto si mostrava soltanto il volto e/o una minima parte del busto.

Nel caso dell'autoritratto qui presentato il cappello a tre punte, o tricorno, è l'unico elemento simbolico che fa da cornice al volto. Si tratta di un copricapo molto in voga nella borghesia e nella nobiltà del Settecento in tutta Europa, che denota questa fotografia come un puro travestimento:

L'autore è dunque in vesti settecentesche… che ricordano alcune maschere carnevalesche veneziane e piemontesi o forse le iconografe comuni dei capitani di vascelli pirata.

L'artista come gentiluomo? O forse come capitano coraggioso che lotta contro l'ordine costituito?

Marco Izzolino


INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida: http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251