La donna del mistero

Vai alla homepage di Grammatica dell'espressione visiva

9 di 34

Indice :

1 La sfida!

2 L'omino che trasporta il rettangolo bianco

3 Lulu/Valentina studentessa in Giappone

4 La maschera

5 Senza titolo (non voglio "soccombere" alla tentazione di usare la frase presente nell'immagine come titolo)

6 La vestizione dei sub-eroi sotto gli occhi delle donne

7 A passeggio nel parco?

8 Dall'alba al tramonto

9 La donna del mistero

10 Il potere del taglio

11 Rifrazioni

12 Le latenze del bianco

13 Il cuore sospeso nell'ombra

14 Da lì qualcuno ci guarda

15 Con titolo

16 Il cielo è azzurro dappertutto!

17 Teatro e pittura, digitale

18 Oldernet

19 Ciò che l'immagine non dice

20 Un lago in "attesa"

21 L'incidente

22 Body-Landscape Art

23 La paura ha un volto (o una maschera)

24 POP-UP

25 Maschere

26 La famiglia

27 Figli dell'iperrealismo

28 Capitani coraggiosi

29 Rettangoli di prato

30 I luoghi della varietà o discorso sul kitsch

31 Fotodinamismi

32 Supponiamo che sia vero, dopo tutto? E allora?

33 L'ambiguità del confine

34 Diruptio






Per prima cosa c'è da chiedersi perché questa immagine sia in negativo. Inizialmente ho sospettato che l'autore/autrice avesse voluto aumentare la difficoltà della "sfida".

Ci sono due cose che, però, ho imparato dalla mia esperienza sulle immagini.

La prima è che una immagine, al contrario di uno scritto, rivela molto più chiaramente le intenzioni inconsce del suo autore, piuttosto che quelle consce. La seconda - che è una conseguenza della prima - che quanto più una immagine è arcana, misteriosa, difficilmente interpretabile, tanto più si mostra chiaramente l'inconscio di chi l'ha creata.

Se dunque l'autrice (in questo caso credo proprio sia una donna) ha voluto mettermi in difficoltà, in realtà ha manifestato molto più apertamente quei riferimenti da cui è stata inconsciamente influenzata e che ha utilizzato per comunicare con gli osservatori della sua immagine. Ma andiamo dentro l'immagine e sveliamo questi riferimenti.

Proporrei, innanzitutto, di scomporre questa immagine in quattro piani sovrapposti:

1) un piano di fondo (in alto a sinistra) su cui appare un paesaggio con rovine in un tondo, il quale poggia su una cornice decorata con fiori tripetali e contornata sulla destra da volute di piante e fiori e da un putto che suona un corno;
2) il corpo di tre quarti e la testa di profilo di una giovane donna che - a immaginare il positivo - giudicherei bionda (o castano chiara) e - mi sembra - svestita;
3) su un terzo piano metterei le mani che, rispetto al corpo e al profilo, sono più avanti e delineate molto più chiaramente;
4) infine il primo piano, chiaro e quasi piatto, a sinistra, che forma una curva a "esse" sinuosa e che occupa quasi la metà dell'immagine.

Il paesaggio con rovine direi che si tratta di una riproduzione di - azzardo - un affresco cinquecentesco, cioè di un periodo in cui il genere del paesaggio non era diventato ancora autonomo e compariva solo all'interno di contesti più ampi, classicheggianti, e incorniciato da linee architettoniche regolari più a "misura d'uomo". Andiamo avanti e poi ci ritorniamo.

Il corpo femminile, visibile solo di profilo, denota soltanto la presenza di una donna, che però è al centro del contesto generale dell'immagine. Per il resto non è caratterizzato il suo volto, ma solo i sui lunghi capelli, le sue braccia, e i suoi seni: tutti riferimenti ad una femminilità marcata ma generica.

Le mani sovrapposte l'una a l'altra sul tavolo, nascondono qualcosa che però rimane invisibile. Nella storia dell'arte antica le mani hanno nascosto gli attributi femminili (in segno di pudore) o trattenuto cose (oggetti, animali, piante, ecc.) che ne simboleggiavano una caratteristica (per esempio la virtù, la verginità, lo stato sociale, ecc.) o la storia personale (ad esempio il martirio di una santa).

Il modello delle mani femminili sovrapposte fu letteralmente inventato da Leonardo per la "Gioconda", ma poi ripreso da Raffaello nel ritratto di "Maddalena Doni", che ne fece un archetipo che avrebbero ripreso prima i suoi allievi e poi molti pittori dei secoli successivi. Nella "Gioconda" la mano sottostante forse mantiene qualcosa o forse no e dunque la posizione delle mani contribuisce a manifestare il mistero complessivo dell'immagine. Nella "Maddalena" di Raffaello invece le mani (invertite rispetto alla Gioconda) rinunciano, come la figura tutta, a raffigurare i moti dell'animo, le caratteristiche spirituali e la personalità della donna, per dare spazio a una figura più idealizzata e meno realistica (rispetto a quella del ritratto del marito Agnolo Doni che gli stava accanto).

Le mani della nostra donna misteriosa appaiono così idealizzate, esaltano - come i lunghi capelli, le braccia e i seni appena accennati - la femminilità, senza però denotarne i caratteri distintivi.

Veniamo infine al primo piano. Sono stato a lungo a riflettere su questa presenza imponente nel contesto dell'immagine e sono stato fuorviato inizialmente dai tanti riferimenti alla femminilità. Ho creduto si trattasse di un'altra porzione di corpo femminile. Infine - a ben vedere - sono giunto alla conclusione che si tratti di un gatto: un felino seduto sulle zampe posteriori, che scruta, dall'ombra, l'osservatore.

La donna e il paesaggio ritratti sono carichi di riferimenti al Rinascimento, ma la presenza del gatto è una sorta di "elemento di disturbo". Questo perché in un contesto sociale fortemente impregnato di cristianità rappresentare un gatto con una donna sarebbe stato molto pericoloso.

I fiori tripetali della cornice demarcano l'origine cristiana della rappresentazione del paesaggio: ogni petalo del fiore rappresentava una zona del mondo, l'Europa, l'Asia e l'Africa che tutte avevano come fulcro e origine la Terra Santa, ovvero la cristianità.

La relazione speciale che spesso si instaura tra una donna e un gatto era vista, in passato di cattivo occhio e dunque mai rappresentata: era simbolo di lascivia e spesso associata al maligno e alla stregoneria; in modo particolare se le donne vivevano da sole in un contesto naturale (non urbanizzato, nel paesaggio).

La donna ritratta nella nostra fotografia in negativo rinuncia a guardare l'osservatore e assegna questo ruolo al gatto; sicché l'animale si fa carico di trasmettere qualcosa della personalità della donna. La sinuosità marcata della schiena del gatto crea inoltre un parallelo con il corpo femminile.

La donna guarda forse verso il paesaggio, costretto all'interno di una cornice che ne limita una visione più ampia. Il gatto guarda l'osservatore e lo invita a osservare oltre.

La femminilità di una donna non è qualcosa soltanto di esteriore, ma vive inscindibilmente nella sua interiorità ed è qualcosa di misterioso e di attraente, ma di assolutamente naturale.

C'è un'altra cosa, forse importante, che non abbiamo descritto nell'immagine e cioè il fatto che la figura femminile non è completamente sovrapposta all'affresco; nella parte sinistra della testa i capelli della donna si sfumano e appaiono fusi alla silhouette del putto: per una porzione d'immagine, donna e putto appaiono irrimediabilmente fusi insieme.

A questo punto torniamo alla scelta di presentare l'immagine in negativo. L'inversione dei colori dirige l'osservatore verso la figura nera al centro dell'immagine. Un omino nero con un corno in bocca fa immediatamente pensare ad un diavoletto, ad una figura satanica; questo demone è fuso con la figura femminile, tanto che il corno appare praticamente sulla testa della donna. Se si va oltre l'apparenza e si considera l'inversione dei colori, però, ci rendiamo conto che non si tratta di un demone, ma in realtà di un angelo e che il corno non è altro che una cornucopia che dona fertilità e ricchezza alla natura.

INVITO
Tutti gli utenti sono invitati a partecipare inviando un'immagine. Qui le indicazioni per partecipare alla Sfida: http://www.undo.net/it/my/gdev/124/251